Processo all’avvocato morto in carcere Farsa macabra nella Russia di Putin

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MOSCA — Avevano già  provveduto a nominare la madre «rappresentante legale del difeso deceduto». Adesso hanno anche deciso di assicurare un difensore d’ufficio a Sergej Magnitsky, morto tre anni fa mentre era in prigione e dal 2011 sottoposto a processo per evasione fiscale. Una storia che non ha precedenti in Russia e che richiama alla mente l’esecuzione postuma di Oliver Cromwell nel 1661 e le Anime Morte dell’omonimo romanzo di Nikolaj Gogol.
Visto che gli avvocati della famiglia rifiutano di partecipare a quella che la madre di Sergej ha definito «una macabra farsa», il magistrato ha ordinato di andare avanti e ha concesso al difensore d’ufficio fino al 4 marzo per studiare le carte. Non quelle del caso di corruzione che coinvolgeva decine di funzionari pubblici denunciati da Magnitsky. E neppure quelle relative alla sua morte durante la carcerazione preventiva, inflittagli da coloro che aveva accusato e che erano stati incaricati del suo «caso». No, si procederà  proprio sulle accuse sollevate contro di lui successivamente e che, a parere di molti esperti, sono servite unicamente per mettere a tacere la questione della corruzione.
Sergej Magnitsky aveva 37 anni ed era l’avvocato di una società  finanziaria, la Hermitage. Si accorse che un gruppo di funzionari aveva usato un complesso schema di società  fantasma (che erano state della Hermitage) per ottenere dallo Stato rimborsi fiscali fasulli per 170 milioni di euro. Nessuna inchiesta venne aperta e invece l’avvocato fu subito arrestato con l’accusa di aver evaso le tasse, assieme al capo della Hermitage, William Browder, che scappò all’estero. Tra i funzionari coinvolti nella truffa c’erano personaggi legati ai vertici del Servizio federale delle tasse guidato all’epoca da Anatolij Serdyukov, poi diventato ministro della Difesa e recentemente «dimissionato» per presunti legami con un altro scandalo finanziario.
In prigione le condizioni fisiche di Magnitsky sono peggiorate, ma lui non è mai stato curato, nemmeno nelle ultime ore prima della morte.
Nel luglio del 2011 il Consiglio per i Diritti umani dello stesso Cremlino ha pubblicato un suo rapporto sulla vicenda nel quale si afferma che Magnitsky fu picchiato, detenuto illegalmente, indagato da alcuni degli stessi funzionari che aveva denunciato. Uno di questi, Olga Stepanova (è nella lista, ma non ha indagato su Magnitsky), è poi passata alla Difesa con Serdyukov, come top manager di una società  ministeriale (Rosoboronpostavki) che si occupa di forniture militari e civili.
Dal caso Magnitsky è nata una legge Usa contro le violazioni dei diritti umani che porta il suo nome: per rappresaglia il Cremlino ha poi vietato le adozioni di bimbi russi da parte di cittadini americani.
La madre e la moglie di Magnitsky hanno ripetutamente chiesto che fosse aperto un procedimento sulla morte di Sergej e sulle cose che lui aveva denunciato. Ma nulla è stato fatto. Invece è partito il processo contro il defunto che la legge russa ammette solo quando siano i parenti a chiederlo per poter riabilitare il loro congiunto. Ma i Magnitsky hanno rifiutato di chiedere la riapertura del processo. Secondo quanto denunciato dai loro legali, le autorità  avrebbero lasciato cadere il caso solo se la famiglia avesse affermato di non aver alcun desiderio di «proteggere l’onore e la dignità  del deceduto».
Le Anime Morte erano per Gogol i servi deceduti che il malvagio Chichikov acquistava. Ma il titolo si riferiva anche agli irreprensibili funzionari, ai notabili e al loro vuoto morale. Oggi lo scrittore russo inserirebbe probabilmente nel suo romanzo anche chi ha deciso di processare un defunto.
Fabrizio Dragosei


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