Marò, Sonia Gandhi contro l’Italia “Ha tradito il suo impegno con l’India”

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ROMA — La crisi fra India e Italia inesorabilmente peggiora. Ieri per la prima volta Sonia Gandhi, leader del partito del Congresso, vedova dell’ex premier Rajiv e italiana di nascita, ha attaccato in maniera solenne e ultimativa la decisione dell’Italia di rompere i patti con l’India, non facendo rientrare nel Paese i due marò accusati di avere ucciso due pescatori in un incidente. «Il rifiuto di non rispettare gli accordi con la Corte Suprema indiana è totalmente inaccettabile», ha detto a un’assemblea di eletti del partito del Congresso.
Con tono minaccioso Sonia ha aggiunto che «a nessun Paese può essere può essere consentito di sottovalutare l’India. Tutti i mezzi devono essere perseguiti perchè l’impegno assunto dall’Italia sia onorato». La Gandhi per anni è stata inseguita in India dal “peccato” dell’essere straniera, dell’essere nata in Italia; nonostante sia cittadina indiana dal 1983, di continuo è stata perseguitata da sospetti e accuse di connection con il mondo degli affari italiano. Il caso-marò la costringe quindi ad essere in prima fila fra quelli che non faranno nessuno sconto all’Italia.
Come se non bastasse, ieri sera una pietra tombale è piombata sulle speranze del ministro degli Esteri Giulio Terzi di ricevere appoggio in questa partita dagli Stati Uniti. Impegnati in una partita globale e strategica in Asia, con l’India che è il possibile alleato in una partita di contenimento della Cina, gli Stati Uniti hanno semplicemente
scaricato l’Italia in un affare per loro secondario. «La crisi dei due marines italiani è una questione tra India e Italia, gli Usa non c’entrano», ha detto Victoria Nuland, portavoce del Dipartimento di Stato e diplomatico di primo piano negli Stati Uniti: braccio destro di Hillary Clinton, è stata ambasciatore alla Nato proprio quando l’allora ammiraglio Giampaolo Di Paola venne eletto presidente del Comitato militare dell’Alleanza. Un apparente sostegno a Roma arriva invece dall’Unione europea, con la dichiarazione della portavoce di Catherine Ashton, ministro degli Esteri della Ue: anche Bruxelles non si schiera sulla questione dei marò, ma sostiene che «la limitazione alla libertà  di movimento dell’ambasciatore d’Italia in India sarebbe contraria agli obblighi internazionali stabiliti dalla Convenzione di Vienna». Il vero problema è che nessuna solidarietà  arriva sulla disputa legale anche perché i paesi della Ue non sono stati consultati e coinvolti dal ministero degli Esteri prima della decisione di non far rientrare i fucilieri in India. Solo ieri gli ambasciatori italiani in giro per il mondo (non solo nella Ue) hanno presentato il caso italiano, provando a chiedere solidarietà  in un caso che ormai è avviato inesorabilmente sul binario dello scontro bilaterale.


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