«Viola i diritti umani, chiudete Guantanamo »

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EW YORK.«La detenzione arbitraria e perpetua per la maggioranza dei detenuti a Guantanamo, già  prosciolti da ogni accusa o processo, e pronti ad essere trasferiti nei loro rispettivi paesi, o in paesi terzi disposti ad accoglierli, è una sistematica violazione del diritto internazionale da parte degli Stati uniti». E ancora: «Guantanamo deve essere chiusa, come più volte annunciato dalla stessa amministrazione Obama, impegno che è sempre stato disatteso». E’ questo il messaggio, duro, chiaro e determinato, lanciato da Navi Pillay, presidente dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite. Una voce che cade nell’assordante silenzio dei media internazionali. «Oltre la metà  dei 166 detenuti – ha proseguito Pillay – è ancora prigioniera a Guantanamo, malgrado sia già  stata prosciolta dall’amministrazione Bush nel 2006 e successivamente anche da Obama. Di fatto i prigionieri continuano ad essere richiusi a languire a Guantanamo a incarcerazione perpetua, malgrado gli Stati uniti si ergano a padrini dei diritti umani e siano sempre pronti a condannare la violazione di tali diritti da parte di altri».
Da sessanta giorni, ben 136 detenuti su 166 hanno proclamato uno sciopero della fame a Camp 6, il comparto speciale di massima sicurezza, il luogo da dove un detenuto yemenita innocente – dopo dieci anni di tortura e detenzione – è uscito rinchiuso in una bara. «Quello non fu un suicidio – ha dichiarato il suo avvocato difensore David Remes bensi un suicidio indotto». Lo sciopero della fame è iniziato il 6 febbraio scorso proprio in segno di protesta per la morte di quel detenuto yemenita, dove è relegata la maggior parte dei detenuti ancora in attesa di essere trasferiti nei paesi d’origine.
La clamorosa decisione di rifiutare il cibo però non preoccupa il portavoce di Guantanamo, Durand, il quale continua a minimizzare la situazione descrivendo le condizioni di prigionia come «sane», «umane» e «nel pieno rispetto dei diritti dei detenuti». Di fatto lo sciopero della fame è un gesto disperato di protesta che si pone l’obiettivo di destare almeno l’attenzione di chi, a livello internazionale, ritiene intollerabile questa barbarie che continua ininterrottamente dal 2002. E non si tratta di una protesta solo simbolica. Tre detenuti sono già  stati ricoverati in coma nello stesso ospedale militare di Guantanamo. Altri dieci detenuti sono stati costretti a subire la nutrizione artificiale forzata, intubati a forza e legati per piegare la loro resistenza. Carlos Warner, avvocato difensore di cinque detenuti, dopo aver soggiornato una settimana nel lager di Guantanamo ha dichiarato alla rete televisiva Al Jazeera che «in un solo mese i detenuti in sciopero della fame sono irriconoscibili» . Ciononostante, il comandante di Guantanamo ha continuato a negare il dramma.
Per prima cosa ha smentito i dati riportati dagli avvocati difensori – «sono soltanto 32 i detenuti che hanno iniziato lo sciopero della fame». Poi è passato all’attacco: «Non ci faremo intimorire dai loro gesti mirati ad attirare l’attenzione del mondo su Guantanamo». Di fatto, una lettera redatta da 25 organizzazioni che si occupano di diritti umani, sottoscritta anche dai legali dei detenuti, è stata inviata al nuovo Segretario alla Difesa, Chuck Hagel, per denunciare il mancato rispetto dei diritti violati e il sistematico abuso dei diritti dei detenuti in base alla giurisdizione nazionale e internazionale. Si tratta di un chiaro invito rivolto anche a tutti i media internazionali e nazionali che hanno contribuito a creare un muro di silenzio intorno alle condizioni barbare di detenzione a Guantanamo. Una pressione che si rende quantomeno necessaria affinche l’amministrazione Obama si decida a chiudere la prigione più vergognosa.


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 STRASBURGO – La “Giornata europea in memoria dei Giusti”. E’ stata presentata ufficialmente ieri al Parlamento Europeo di Strasburgo la dichiarazione a sostegno dell’istituzione di una Giornata europea in memoria dei Giusti, il 6 marzo, per commemorare coloro che si sono opposti – e ancor oggi si oppongono – «con coraggio e responsabilità » ai crimini contro l’umanità  e ai totalitarismi.

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