Pena di morte, nuovo cocktail letale: 13 minuti di agonia

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NEW YORK — Legato con cinghie di cuoio al lettino della camera delle esecuzioni del penitenziario di Lucasville, nell’Ohio, Dennis McGuire è rimasto in agonia per tredici, interminabili minuti. Il cinquantatreenne era stato condannato a morte, non a una lento e terribile soffocamento. Eppure, di fronte agli occhi increduli dei testimoni e ai pianti disperati dei figli, il suo corpo ha continuato a emettere una serie di orrendi rumori nasali e gutturali: come se il cocktail di veleni che gli era stato appena iniettato non fosse stato sufficiente a ucciderlo e lo avesse invece costretto a vivere quegli ultimi attimi annaspando e soffrendo.
Finalmente, alle 10 e 53 minuti di ieri mattina, le convulsioni sono finite e il corpo di McGuire è rimasto immobile. Il medico del carcere dell’Ohio meridionale ha decretato il decesso e in quel momento stesso si sono riaccese le polemiche sulla pena di morte: che questa volta non riguardano solo l’“anomalia” degli Stati Uniti, unico paese industrializzato dell’Occidente ad arrogarsi il diritto di punire con la vita, ma anche le sostanze chimiche adoperate dal boia.
Da quando l’Unione europea ha bloccato l’uso per le condanne a morte del pentobarbital prodotto da una azienda danese, gli stati americani in cui è ancora in vigore la pena capitale si sono trovati di fronte a una impasse. Come farvi fronte? Le autorità dell’Ohio e di altri stati hanno pensato di risolvere il problema riducendo da tre a due gli ingredienti dei cocktail letali: un sedativo (midazolam) e un forte analgesico (hydromorphone).
Secondo alcuni esperti, la nuova miscela non sarebbe bastata a procurare la morte immediata. «E c’è il rischio che il nostro assistito soffra in modo crudele e insolito, una punizione vietata dalla stessa Costituzione americana», avevano detto gli avvocati di McGuire, cercando di bloccare la condanna, ma il giudice dell’Ohio aveva respinto quei ricorsi. Adesso invece, dopo quei 13 minuti di air hunger terror (terrore per sete d’aria) che scuotano ogni coscienza, il caso assume un’altra dimensione.
«I am sorry», mi dispiace, ha detto Mc-Guire poco prima che gli venisse iniettato il cocktail fasullo, rivolgendosi ai familiari della vittima. Il suo era stato un crimine orrendo. Nel 1989 aveva sodomizzato e ucciso Joy Stewart, una ragazza di 22 anni incinta di sette mesi, di cui aveva abbandonato il cadavere ai bordi di una strada. Arrestato, aveva cercato in tutti i modi di evitare la condanna attraverso processi e appelli. Alla fine si era rassegnato: ma non poteva certo pensare che sarebbe diventato il simbolo di un metodo punitivo balordo, prim’ancora che barbaro. Non è ancora chiaro che cosa succederà con le esecuzioni in programma nei prossimi giorni con la nuova miscela. L’unica speranza è che la vergogna dell’Ohio contribuisca a diminuire le condanne capitali, che già l’anno scorso negli Usa sono scese a 39.


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