Spagna, Coca Cola licenzia 1200 dipendenti

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Nel 2012 la Coca-Cola aveva invaso le tele­vi­sioni spa­gnole con spot cari­chi di otti­mi­smo postic­cio e ammic­canti appelli al con­sumo della cele­bre bibita come dolce e friz­zante anti­doto alla crisi. Ma la pub­bli­cità, si sa, inganna e, a poco più di un anno di sitanza, suona addi­rit­tura bef­farda: negli scorsi giorni, infatti, Coca-cola Ibe­rian Part­ner — nono­stante l’azienda fac­cia regi­strare utili miliar­dari – ha annun­ciato una «ristrut­tu­ra­zione» che tra licen­zia­menti e ricol­lo­ca­zioni col­pirà 1253 dipen­denti su un totale di 4250.

772 lavo­ra­tori per­de­ranno il lavoro, men­tre gli altri 481 ver­ranno ricol­lo­cati o man­dati in pre­pen­sio­na­mento, secondo quanto annun­ciato da Ibe­rian Part­ner, unica società auto­riz­zata ad imbot­ti­gliare e distri­buire i pro­dotti Coca-Cola nella peni­sola ibe­rica. Le misure seguono alla deci­sione di chiu­dere quat­tro impianti di imbot­ti­glia­mento in tutto il paese: Ali­cante, Col­loto (Astu­rias), Palma de Mal­lorca e Fuen­la­brada (Madrid).

Reste­ranno attivi sette sta­bi­li­menti del gigante eco­no­mico nato, per volontà di Coca-Cola, dall’unione di otto diverse imprese che, fino a poco tempo fa, imbot­ti­glia­vano e distri­bui­vano auto­no­ma­mente per conto del colosso ame­ri­cano. Con la fusione e il pas­sag­gio sotto il con­trollo diretto di Coca-Cola – avviato nel 2011 e por­tato a ter­mine solo nel feb­braio dell’anno scorso — sono arri­vati però anche i tagli al per­so­nale, impo­sti per «razio­na­liz­zare» il fun­zio­na­mento di que­sto Frank­en­stein cucito insieme a par­tire da otto diversi pezzi. «L’obiettivo della ristrut­tu­ra­zione — ha dichia­rato la com­pa­gnia — è quello di accre­scere l’efficienza e la com­pe­ti­ti­vità ed evi­tare dupli­ca­zioni di strut­ture che potreb­bero com­pro­met­tere la salute dell’azienda». Un’azienda che si pre­senta ora come un gigante della distri­bu­zione, forse non ancora molto agile, ma già in grado di far segnare numeri enormi.

Ancora non sono stati resi noti i bilanci uffi­ciali del primo anno di atti­vità, ma il fat­tu­rato del gruppo è sti­mato intorno ai 3 miliardi di euro. D’altra parte la divi­sione ibe­rica di Coca-Cola (che si serve in esclu­siva dei ser­vizi di Ibe­rian Part­ner) è la seconda a livello euro­peo per volume di ven­dita (14%, die­tro la Ger­ma­nia che vende il 16% dei pro­dotti del mar­chio sta­tu­ni­tense nel vec­chio con­ti­nente): più di 400.000 clienti, 24 mar­chi e 69 pro­dotti dif­fe­renti e 3,3 miliardi di litri di bibite immessi sul mer­cato ibe­rico (Spa­gna, Por­to­gallo e Andorra) e imbot­ti­gliati negli sta­bi­li­menti Coca-Cola Ibe­rian Partner.

Non abba­stanza, sem­bre­rebbe, per evi­tare l’ennesima tri­ste sto­ria di licen­zia­menti di massa nella Spa­gna della crisi e della riforma del lavoro varata dal Pp in que­sta legi­sla­tura, che con­sente alle imprese di licen­ziare anche con i bilanci in attivo.
Nel frat­tempo, però, i dipen­denti stanno orga­niz­zando la pro­te­sta che si annun­cia duris­sima: lunedì nello sta­bi­li­mento di Fuen­la­brada (il più col­pito, con 404 licen­zia­menti su 749 posti di lavoro) dovrebbe ini­ziare uno scio­pero ad oltranza, appog­giato dal sin­daco socia­li­sta che ha già chie­sto di incon­trare il mini­stro del lavoro per cer­care di para­liz­zare la chiu­sura. «Ci hanno con­dan­nato; hanno con­dan­nato 500 fami­glie alla mise­ria», ha dichia­rato uno dei por­ta­voce del sin­da­cato Unión gene­ral de tra­ba­ja­droes (Ugt) dello sta­bi­li­mento della capi­tale. Altre pro­te­ste sono in pro­gramma in tutte le sedi toc­cate dall’Expediente de regu­la­cíon de empleo.


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