Le carte Jeep, Maserati e Alfa per arrivare a 5 milioni di auto

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Il riassetto definito ieri dal consiglio di amministrazione della Fiat ha naturalmente il cuore nella struttura industriale del gruppo settimo al mondo, con 4,4 milioni di unità vendute. E nel 2014 Fiat Chrysler Automobiles potrebbe crescere di altri 200 mila pezzi, grazie a due marchi, Jeep e Maserati. Il primo ha immatricolato 731.565 vetture nel 2013, il quarto anno consecutivo positivo, con il Cherokee arrivato nel mercato Usa solo a settembre (in Europa a primavera), che ha collezionato in circa tre mesi 26 mila ordini. Sono state utilizzate tutte le bisarche del Michigan e del Canada per rispondere alle richieste dei concessionari. Il suo segmento di appartenenza, quello dei «medium suv» , è tra i più ampi al mondo e Jeep per nove mesi ne è stata assente. Il Cherokee ha ridefinito questa fascia: realizzato su un’architettura Fiat, la CUS Wide — adatta per costruire diversi modelli, dalle differenti trazioni — ha unito la cultura automobilistica europea con quella americana. In Cina, altro Paese strategico, il più grande mercato del mondo, sempre lo scorso anno il brand off road è cresciuto del 29%.
Sarà l’ingresso del suv nel segmento B (posizionato ormai al terzo posto dopo le city car e le utilitarie, ha superato le berline compatte): la Baby Jeep, quella che viene realizzata in Italia, nello stabilimento Fiat di Melfi, gemella della Fiat 500X, sarà l’auto che consentirà di raggiungere i risultati. Il modello capostipite di questo genere di vetture di piccole dimensioni è stato il mini crossover Nissan Juke, che ha convinto tutte le case costruttrici a progettare veicoli simili (da Ford con l’Ecosport, Suzuki con SX4 S-Cross, Peugeot 2008, Citroen C4 Aircross, l’Opel Mokka, la Renault Captur e, in testa a tutti, un altro Nissan Qashqai).
Fiat Chrysler Automobiles, entro il 2014, disporrà di due modelli con queste caratteristiche: la Jeep appunto (non si conosce ancora il nome), che sarà presentata al Salone di Ginevra il prossimo marzo, e la 500X (anche questa è una denominazione provvisoria) che si vedrà a settembre al Motor Show di Parigi.
L’altra carta da giocare è il marchio Maserati, che ha registrato risultati superiori alle previsioni e un margine del 15,8%, molto vicino al 16% di Ferrari. Maserati sta producendo in Piemonte, nelle Officine Maserati di Grugliasco, la Quattroporte e la Ghibli: 11 mila vetture sono uscite dalle linee di montaggio nel 2013, 15.400 sono le unità vendute in totale lo scorso anno, e il portafoglio ordini, al 31 dicembre, contava 26 mila contratti. Non è difficile pensare che, nel 2014, le immatricolazioni potranno superare i 40 mila pezzi, con gli Usa che hanno assorbito, nel 2013, 7 mila unità e la Cina 3.800.
Il settore auto, nel 2014, si svilupperà al traino di queste due aree dove, sia Jeep sia Maserati cresceranno maggiormente. L’America, nel 2013, ha contato un record storico: 15,5 milioni di unità, un rialzo del 7,5%, e — pur se le previsioni vedono uno sviluppo ad una cifra sola, rallentato ( 3%) — il mercato rimane grande ed importante.
Lo spot di Chrysler per il Super Bowl che 100 milioni di americani guarderanno in televisione domenica prossima avrà come protagonista Bob Dylan, il mitico cantautore del boom americano degli anni 60, che ha girato il mondo con la chitarra e l’armonica.
Il piano punta molto anche sull’Asia. La Cina ha rappresentato lo scorso anno la principale fonte di profitti per il settore, anche se i costruttori prevedono per i prossimi dodici mesi la più debole crescita delle vendite dopo otto anni. La domanda rimane comunque solida ed il segmento Premium quello maggiormente ricercato. Tutta l’industria deve inoltre fronteggiare le normative in materia di emissioni di CO2 in Europa, ma anche in Cina e negli Usa, ed il contributo dei motori italiani in questo caso è fondamentale. La barriera dei 5 milioni di pezzi dovrebbe essere abbattuta nel 2015, quando Fiat Chrysler Automobiles lancerà quattro nuovi modelli Fiat ed il suv Maserati Levante, in attesa di Alfa Romeo.
Bianca Carretto


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