Karlsruhe boccia il «piano Draghi»

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I giu­dici dell’ormai cele­bre Corte costi­tu­zio­nale tede­sca di Karl­sruhe – dopo aver tenuto col fiato sospeso per mesi Mario Dra­ghi e le can­cel­le­rie di mezza Europa – hanno riman­dato alla Corte di giu­sti­zia euro­pea la valu­ta­zione sulla lega­lità del fami­ge­rato pro­gramma Omt, atti­vato nel 2012 ma finora mai messo in pra­tica, che pre­vede l’acquisto illi­mi­tato di titoli di stato da parte della Bce a favore di paesi sotto attacco spe­cu­la­tivo o comun­que a rischio di insta­bi­lità. Nono­stante la boc­cia­tura for­male della corte tede­sca, la mag­gior parte dei com­men­ta­tori ha inter­pre­tato la deci­sione come una sostan­ziale vit­to­ria di Dra­ghi, in pre­vi­sione del fatto che la Corte di giu­sti­zia dif­fi­cil­mente espri­merà un giu­di­zio nega­tivo. Una mossa fina­liz­zata più a pla­care le ansie dell’elettorato tede­sco che a osta­co­lare real­mente il programma.

Ma la situa­zione è più com­plessa. Tanto per comin­ciare, non è affatto scon­tato che la Corte accetti di pren­dere in con­si­de­ra­zione il caso; o che, nel caso decida di farlo, dia ragione a Dra­ghi. E comun­que potreb­bero volerci mesi prima che la Corte rag­giunga un ver­detto. Mesi durante i quali il pro­gramma Omt è da con­si­de­rarsi effet­ti­va­mente con­ge­lato, il che potrebbe risve­gliare gli appe­titi degli spe­cu­la­tori. Poniamo comun­que che la Corte di giu­sti­zia euro­pea accetti di valu­tare il caso e rag­giunga un ver­detto posi­tivo in tempi brevi. Anche in quel caso, i pro­blemi non sareb­bero finiti: nel momento in cui Dra­ghi deci­desse di usare l’Omt, si pro­fi­le­rebbe una grave crisi costi­tu­zio­nale che vedrebbe il diritto euro­peo con­trap­po­sto a quello tede­sco (in base al quale sarebbe «legal­mente impos­si­bile» per la Bun­de­sbank sot­to­scri­vere il pro­gramma, come ha sot­to­li­neato la Corte). Que­sto met­te­rebbe in seria dif­fi­coltà il governo tede­sco, che potrebbe cer­care di affos­sare l’Omt per altre vie.

A leg­gere la sen­tenza, quello che emerge è più di un sem­plice «parere legale nega­tivo»: è un’arringa feroce (e for­te­mente ideo­lo­gica) con­tro il piano di Dra­ghi, accu­sato di vio­lare la Costi­tu­zione tede­sca, di pri­vare la Repub­blica fede­rale della sovra­nità fiscale e di met­tere a rischio i piani di sal­va­tag­gio messi in campo finora. Addi­rit­tura di scar­di­nare i prin­cipi stessi della demo­cra­zia. Un attacco che sem­bra diretto tanto a Dra­ghi quanto a Mer­kel (che al tempo aveva soste­nuto la deci­sione della Bce) e che ci ricorda che la par­tita a scac­chi in Europa non si gioca solo tra stati ma anche all’interno di que­gli stati. Dif­fi­cile trarre un giu­di­zio sulla sen­tenza: da un lato essa rap­pre­senta un passo avanti rispetto al man­dato della Bce, che vieta l’acquisto di titoli di stato senza se e senza ma; dall’altro, la par­te­ci­pa­zione a un pro­gramma Omt pre­vede l’adesione da parte del paese in que­stione alle fami­ge­rate con­di­tio­na­li­ties della troika e quindi risulta dif­fi­cil­mente accet­ta­bile da una pro­spet­tiva periferica.

Più che altro, tutta la vicenda mostra la pro­fon­dis­sima spac­ca­tura ideo­lo­gica che divide il con­ti­nente: da un lato c’è chi, a sini­stra (pochi), cri­tica il pro­gramma per­ché troppo severo; e dall’altro, in Ger­ma­nia e altrove, chi lo con­te­sta per­ché troppo acco­mo­dante. Nel mezzo, i gover­nanti dei paesi a mag­gior rischio di dover chie­dere aiuto alla Bce. In silen­zio, come sempre.


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