Saccomanni: “Avremo 8-9 miliardi dalle quote di Poste, Eni e Enav”

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Fisco, spesa pubblica e privatizzazioni in prima linea. A riaprire il fronte delle dismissioni è stato il ministro per l’Economia Saccomanni: «Entro il 2014 potranno arrivare 8-9 miliardi, da Poste Italiane, Enav, Eni e Stm», ha detto ieri durante una audizione in Senato specificando che per Poste e Enav «a breve» saranno nominati gli advisor. Secondo il ministro l’impatto delle privatizzazioni sul debito è di «importi modesti» ma «va dato un segnale all’Europa » e «questo ci consentirà in sede europea l’eventuale flessibilità sui tempi di riduzione del debito che sono piuttosto serrati». Saccomanni non ha escluso, nel caso delle Poste, che venga considerata l’ipotesi di predisporre forme di incentivo alla sottoscrizione per dipendenti e, con minore
probabilità, per i correntisti.
Con l’occhio già rivolto alla fase successiva alla crisi, comunque evolva, si profilano tempi stretti. Quattro le misure sulle quali si conta per fare «cassa»: la riduzione dei tassi d’interesse
(spread a 200); la spending review che entro fine mese dovrebbe portare i primi frutti; la minisanatoria sul rientro dei capitali (ieri l’Agenzia delle entrate ha emanato le prime istruzioni operative) e l’operazione quote-Bankitalia.
In Parlamento, dopo l’accelerazione con «tagliola» per l’Imu, dovuta soprattutto all’esigenza di far spazio alla discussione della legge elettorale (che ora, tuttavia, sembra meno pressante), le scadenze si moltiplicano. Entro aprile i Comuni dovranno chiudere
i bilanci e ancora non si conoscono le nuove aliquote della Tasi (cioè la tassa che sostituirà l’Imu da quest’anno). «Ci auguriamo che il decreto Tasi sia approvato dal consiglio dei ministri in settimana», ha detto ieri il presidente dell’Anci Piero Fassino augurandosi che il «dibattito politico » non ostacoli l’emanazione del provvedimento che consente ai Comuni di avere le stesse risorse degli anni passati, di introdurre detrazioni per le famiglie disagiate (in circa 7.000 Municipi) e di elevare selettivamente l’aliquota dello 0,8 per mille.
Sul fronte del fisco, dopo una discussione nata con il governo Monti e rilanciata nel marzo dello scorso anno, con un progetto
di legge a firma del Pd Marco Causi, arriva al traguardo la delega fiscale. La riforma strutturale del fisco italiano (in 16 articoli), viene oggi incardinata alla Camera per la terza lettura e non si prevedono ulteriori modifiche dopo il primo passaggio a Montecitorio e l’approvazione del Senato (dove anche Forza Italia ha votato a favore mentre M5S e Sel si sono astenuti). Lo strumento è di grande importanza: contiene in primo luogo la riforma del catasto, in attesa da vent’anni, che consentirà di ridefinire i valori delle varie zone ed evitare la rivalutazione proporzionale ed iniqua approvata con il Salva-Italia due anni fa. L’altro pilastro è quello della revisione delle detrazioni Irpef che è stato spostato dalla legge di Stabilità alla delega e delle agevolazioni Iva in adempimento delle indicazioni europee sulla armonizzazione e per combattere frodi ed evasioni. In prima linea anche la lotta all’evasione e all’elusione fiscale (i cui proventi andranno alla riduzione della pressione fiscale), nella quale saranno coinvolti i Comuni. Strumenti in arrivo: fatturazione elettronica, elenco clientifornitori, tracciabilità, trasmissione telematica dei corrispettivi.


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