Rom incinta presa a calci da un ultrà 

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TORINO – L’ha inseguita e l’ha spinta a terra. Poi l’ha presa a calci e nessuno è intervenuto per difenderla. Tra un banco e l’altro del mercato di via Nitti, nel popoloso quartiere di Mirafiori, una giovane donna rom all’ottavo mese di gravidanza è stata massacrata di botte da un ragazzo di 22 anni, ultrà  juventino, «una testa calda che quando non va allo stadio fa il buttafuori nelle discoteche. Insomma, dovunque ci sia da menar le mani…», dicono di lui nel palazzo dove abita. La donna se l’è cavata ma il bambino che portava in grembo non ce l’ha fatta. Sottoposta ad un cesareo d’urgenza, ha partorito un bimbo morto. L’ultrà  è stato fermato dalla polizia e ora deve rispondere di «lesioni e aborto procurato preterintenzionale».

È successo venerdì mattina, poco dopo le 11. La nomade, Jorvanenka Nobilini, residente in un campo alla periferia nord della città , era in via Nitti con la cugina e la sorella. «Suonavamo ai campanelli dei palazzi per chiedere l’elemosina – racconta da un letto di ospedale – e avevamo già  raccolto una trentina di euro». Il giovane tifoso nega. Alla polizia ha raccontato: «Stavo rientrando a casa e ho visto quelle tre che tentavano di forzare il portoncino d’entrata del condominio dove abito. Per questo sono intervenuto. Ma la ragazza che era incinta io non l’ho neppure sfiorata, ho preso a schiaffi le altre due. Da queste parti siamo continuamente derubati da questi zingari che arrivano fin qui dal campo di strada dell’aeroporto. Attraversano tutta la città  per venire a rubare in un quartiere dove nessuno può riconoscerli». Completamente diversa la ricostruzione di Jorvanenka e anche le dichiarazioni delle altre due nomadi, confortate da quelle di alcuni testimoni che hanno assistito al fatto. «Quel giovane si è affacciato alla finestra di casa – ribatte la ragazza – e ha cominciato ad insultarci. È sceso in strada impugnando un bastone e noi siamo fuggite. Qualche minuto dopo, pensando che fosse ormai tutto finito e non essendomi accorta che quello mi aveva seguito, mi ero fermata davanti a una bancarella di abitini per neonati. Lui ci è saltato addosso. Sono stata presa a bastonate, come mia sorella e mia cugina. Poi mi ha rifilato alcuni calci nella pancia e mi gridava “zingara di m…, devi crepare”».

Nessuno ha mosso un dito, «anzi – continua Jorvanenka – qualcuno si è messo pure a ridere, un altro incitava quel ragazzo a continuare a picchiarci». Un timido accenno di aiuto è arrivato da una giovane donna che ha fatto in tempo a dire, «presto, andate via, prima che vi ammazzino per davvero». Tornata al campo malconcia, Jorvanenka ha accusato fortissimi dolori al basso ventre e colta da una forte emorragia è stata trasportata dal 118 all’ospedale Maria Vittoria dove ha subìto l’intervento. L’autopsia, che sarà  eseguita nei prossimi giorni sul corpo del bimbo, potrà  stabilire se a procurare l’aborto siano state le botte. Mentre il primo referto medico ha evidenziato «un aborto già  in atto », verosimilmente da alcuni giorni prima dell’aggressione. Il tifoso bianconero è stato identificato rapidamente, «si tratta di un giovane già  destinatario di Daspo (divieto di assistere a manifestazioni sportive per aver avuto comportamenti violenti, ndr) – ha spiegato il vicequestore Michele Capobianco, che dirige il commissariato Mirafiori – e a casa sua abbiamo trovato la mazza da baseball che alcuni testimoni e la vittima stessa riferiscono abbia usato per l’aggressione».


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