Il ministero e i ricorsi da evitare «Vanno assunti 65 mila precari»

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ROMA — I conti sono stati rifatti un’altra volta. E alla fine i tecnici del ministero dell’Istruzione hanno scoperto che la situazione è meno pesante del previsto. Sarebbero 65 mila e non 150 mila, come stimato finora, gli insegnanti precari con almeno tre contratti annuali di fila. E che quindi potrebbero presentare un ricorso simile a quello vinto a Genova da 15 docenti che, in primo grado, si sono visti riconoscere un risarcimento di 30 mila euro a testa. Il costo totale dei risarcimenti, dunque, sarebbe di 2,5/3 miliardi di euro al massimo. Comunque una batosta ma meno pesante di quella cifra (6 miliardi) che aveva fatto preoccupare Giulio Tremonti per la tenuta dei conti pubblici. Della questione si sarebbe parlato anche nel corso del vertice di ieri sera dedicato all’emergenza Lampedusa. I nuovi calcoli fanno aumentare le quotazioni della soluzione che già  lunedì i tecnici suggerivano e che sindacati ed opposizione prospettano da tempo: l’assunzione per gradi dei precari coprendo quelle cattedre che ogni anno vengono assegnate stabilmente proprio con contratti a termine. Posti che non rimangono scoperti all’improvviso per una malattia lunga o una maternità  ma che sono vuoti fin dall’estate per un distacco di un sindacalista o di un politico o perché ci sono spezzoni di orario che non si incastrano fra loro. I posti disponibili seguendo questa strada sono circa 50 mila e quindi sarebbe possibile coprire quasi l’intera platea dei ricorrenti. Il sondaggio fatto con il ministero dell’Economia non ha ancora avuto una risposta ma il costo dell’operazione sarebbe limitato, visto che per quei posti lo Stato uno stipendio lo paga già . E altre sentenze hanno riconosciuto ai precari quei diritti già  previsti per i loro colleghi a tempo indeterminato, come gli scatti di anzianità  ed il pagamento dello stipendio durante la pausa estiva. Ma oltre al problema economico c’è il problema politico. Non viene nemmeno presa in considerazione l’ipotesi di un’assunzione in blocco, anche per l’effetto mediatico che avrebbe dopo tre anni di tagli agli organici. L’ipotesi allo studio prevede l’immissione in ruolo di questi 65 mila precari in quattro tappe, cinque al massimo, chiudendo il percorso nel 2015. Non siamo ancora alla decisione finale, però. Quella di Genova è solo la sentenza di primo grado e, scontato l’appello da parte del ministero, ci vorrà  ancora tempo prima di del verdetto definitivo. Per questo non è ancora esclusa un’ipotesi alternativa, quella di un disegno di legge che vada contro la direttiva comunitaria che obbliga ogni Stato membro a limitare l’uso dei contratti a termine e che il tribunale di Genova ha usato come appiglio giuridico per la sentenza della settimana scorsa. Un ddl che, in sostanza, dovrebbe motivare la scelta dell’Italia di non applicare la direttiva in tutte le sue parti. Una strada possibile ma difficile sia dal punto di vista politico, sia per le possibili conseguenze in caso di nuova bocciatura. Anche per questo la bilancia sembra pendere verso il piatto delle assunzioni. Con la possibilità  di una valanga di ricorsi che potrebbe arrivare a giudizio nei prossimi anni. L’associazione dei consumatori Codacons ha lanciato un class action che potrebbe valere per tutte le persone che si trovano nelle stesse condizioni. E che riguarda i precari non solo della scuola ma anche delle università .


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