«Verifiche efficaci Ma l’accanimento può essere iniquo»

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Come? «Per la piccola evasione bisogna puntare sul redditometro — risponde Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti —. Per quella grande su una lotta senza quartiere ai paradisi fiscali» . E sul territorio e tra le categorie dove andrebbero orientati i controlli? «Attenzione, perché è vero che al Sud si evade in percentuale maggiore, ma non dimentichiamo che spesso lì le imprese sono costrette a pagare il pizzo alla criminalità  organizzata prima ancora che ad adempiere i doveri fiscali e quindi non è solo un problema di controlli. Quanto al fatto che ad evadere siano di più gli autonomi, non generalizziamo, perché se viene l’idraulico a casa del lavoratore dipendente e i due si mettono d’accordo per non fare la fattura, entrambi stanno evadendo l’Iva. Detto questo, credo che la riforma dovrebbe spostare il peso del prelievo dai redditi da lavoro alla rendita e ai patrimoni. Anche se qui vedo dei segnali contrastanti» . Perché? «Prenda la cedolare secca sugli affitti. Il governo dice: così emergerà  il nero. Ma io ribatto che, con gli strumenti oggi disponibili, è semplicissimo stanare il nero sugli immobili e ottenere il pagamento delle imposte dovute» . Col livello di sofisticazione raggiunto dalle banche dati ormai l’Agenzia potrebbe stanare tutti gli evasori? «Certamente negli ultimi anni sono stati fatti molti progressi. Attenti però a non trasformare l’efficienza in ferocia verso i contribuenti» . Addirittura. «Faccio qualche esempio. Dal primo maggio per ogni acquisto superiore a 3.600 euro il consumatore sarà  identificato e i suoi dati comunicati all’Agenzia delle Entrate. Ora, posso capire se l’acquisto viene fatto in contanti, ma se, per dire, compro una collana da Bulgari usando la carta di credito o l’assegno, strumenti che lasciano traccia, che bisogno c’è dell’identificazione? Mi pare una invasione della privacy. Oppure prenda quello che succederà  agli avvisi di accertamento» . Che cosa? «Dal primo luglio diventeranno immediatamente esecutivi. Insomma, il contribuente intanto paga e poi affronta il ricorso, dove, lo ricordo, vince una volta su due. Ecco, mi pare illogico aver velocizzato i tempi dell’incasso senza avere contemporaneamente accelerato i tempi della giustizia. Infine, c’è stata la stretta sulle compensazioni fra crediti e imposte, senza che però sia stata allargata la base dei crediti compensabili, come promesso. In conclusione: la riforma è necessaria, ma nel segno della collaborazione tra Fisco e contribuenti» .


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