Ocse, nella lotta alla povertà . L’Italia ha la maglia nera negli aiuti

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ROMA – Da una parte, c’è la linea del governo Berlusconi sull’immigrazione , che poggia su due principi fondamentali: “Che arrivino solo se hanno un lavoro” e l’altra che dice “Aiutiamoli a casa loro”. Poi però ci sono anche i dati sulla lotta alla povertà , che nella classifica europea assegna all’Italia la maglia nera per quanto riguarda gli  aiuti, o – se si preferisce -il primo premio per inaffidabilità , visto che mancano all’appello ben 5,4 miliardi di euro promessi nel 2005. Non solo, ma con nuovi tagli, -35% rispetto al 2008, manda a fondo la cooperazione della Ue e il g8. Perché contribuisce sempre meno allo sforzo collettivo per l’aiuto allo sviluppo.

I dati OCSE e la denuncia delle Ong. A denunciare la situazione, l’atteggiamento di un Paese che continua a mettere all’ultimo posto delle proprie scelte in bilancio l’aiuto pubblico allo sviluppo e le mancate promesse, sono le Organizzazioni Non Governative italiane (Ong). Il tutto con dati rigorosamente ufficiali alla mano. I numeri sullo stato dell’aiuto pubblico allo sviluppo dell’Italia, appena fatti circolare dall’OCSE, “sono la dimostrazione del drammatico stato in cui versa la cooperazione allo sviluppo nel nostro Paese”, segnalano le Ong. L’aiuto italiano, stando ai dati forniti dall’OCSE/DAC, sarebbe infatti sceso dallo 0,16% allo 0,15% del PIL, con una contrazione in termini reali rispetto al 2009 del 1,5%, ma del 35% rispetto al 2008.

L’Italia trascina l’Europa. In questo modo, dicono le Ong, il nostro paese sta provocando l’allontanamento di tutta l’Unione Europea dagli obiettivi continentali: mentre l’aiuto UE sale del 6,7%, infatti, l’Italia si conferma fanalino di coda dei paesi dell’Unione, addirittura dopo la Grecia che, invece, nonostante le difficoltà  di bilancio
continua a destinare lo 0,17% de Pil all’aiuto pubblico allo sviluppo. L’aiuto pubblico del nostro Paese in termini assoluti è pari a quello del Belgio e della Danimarca. Il contributo dell’Italia nella comunità  dei Paesi OCSE donatori scende dal 3,9 % del 2008 al 2,5% nel 2010 con una contrazione del suo contributo più forte a livello UE dal 6,7% al 4,4%. Ossia l’Italia contribuisce sempre meno allo sforzo collettivo per l’assistenza allo sviluppo.

Eppure c’è chi aumenta gli aiuti. Nonostante la crisi economica, pochi sono i Paesi OCSE che hanno tagliato gli aiuti. Non il Portogallo e neppure gli Stati Uniti, che hanno aumentato gli stanziamenti rispettivamente del 31,5% e del 3,5%. I Paesi che hanno ridotto l’aiuto oltre l’Italia sono stati la Grecia, l’Irlanda e la Spagna, ma, a parte la Grecia, gli altri due Paesi destinano rispettivamente lo 0,53% e lo 0,43% del loro PIL all’aiuto pubblico allo sviluppo. Rispetto a quanto l’Italia si era impegnata a fare a livello europeo nel 2005, infatti, mancano attualmente all’appello 5,4 miliardi di euro: il nostro Paese è responsabile del 43% dell’ammanco europeo rispetto all’obiettivo
collettivo e contribuisce al mancato rispetto delle promesse del G8 di Gleneagles del 2005 per il 43%.


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