Immigrazione, Maroni contro Malta “Non soccorrono le barche in avaria”

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ROMA – Un barcone in avaria con 209 persone a bordo – 16 donne, una incinta e 4 bambini – lancia l’Sos nella notte tra sabato e domenica in acque maltesi. Malta non interviene e “scarica” il soccorso sull’Italia. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, però, non ci sta. E protesta con la Ue segnalando il «mancato intervento» delle autorità  di La Valletta. Ma i maltesi replicano: «Fatto il nostro dovere di coordinamento dei soccorsi».

È di nuovo tensione fra Italia e Malta sul fronte immigrazione. I due Stati danno versioni differenti sull’accaduto. «La guardia costiera – si legge in una nota del Viminale – è intervenuta nella zona di ricerca e sicurezza (Sar) di competenza maltese in soccorso di un’imbarcazione in avaria con a bordo 209 persone poi condotte a Lampedusa». «L’Italia – sottolinea il ministero dell’Interno – ancora una volta, nel primario interesse della salvaguardia delle vite umane in mare, a fronte del mancato intervento da parte di Malta, ha evitato una nuova possibile tragedia». Maroni ha dunque «segnalato il caso alla commissaria europea, Cecilia Malmstrom, chiedendo di adoperarsi affinché vengano rispettati la competenza e il dovere di intervento nelle rispettive zone Sar da parte di tutti i Paesi membri, assicurando il corretto svolgimento delle operazioni di ricerca e salvataggio in mare».
Il governo di La Valletta, tuttavia, contesta l’accusa di scorrettezza che arriva dall’Italia. «Quel barcone – spiega Barrell Pace, portavoce del governo maltese – s’è trovato in piena notte in avaria nelle acque di nostra competenza. In base alle convenzioni internazionali, tuttavia, a noi spetta il coordinamento dei soccorsi che devono privilegiare la tutela delle persone. Abbiamo monitorato coi radar la zona alla ricerca di navi nelle vicinanze, pescherecci o mercantili, che potessero effettuare il soccorso. Ma non c’era nessuno». «A quel punto – continua Pace – in contatto con le autorità  tunisine e in accordo con la centrale di Roma, abbiamo deciso che dovessero intervenire le navi più vicine. Il battello si trovava a 51 miglia nautiche a sud ovest di Lampedusa (circa 94 chilometri), e a 126 miglia nautiche da Malta, circa 233 chilometri. I soccorsi sono partiti dall’Italia non perché Malta li abbia negati, ma perché da Lampedusa le navi avrebbero raggiunto il battello in difficoltà  in tempi molto più rapidi».
I contrasti tra Roma e La Valletta non sono nuovi, iniziano dopo l’insediamento dell’attuale governo. Appena 28 giorni fa l’ultimo episodio: l’ambasciatore italiano a Malta Luigi Marras, su indicazione del ministro degli Esteri Frattini, aveva presentato una nota di protesta formale al governo maltese per il mancato soccorso di un altro barcone in difficoltà . Ma il 10 aprile scorso La Valletta aveva protestato dopo che era stato negato l’attracco al molo dell’isola a una motovedetta maltese che aveva soccorso 170 migranti: «Se Lampedusa è considerata non sicura per gli immigrati – era il j’accuse del primo ministro Lawrence Gonzi – allora tutta l’Italia non è sicura». Ieri pomeriggio da Lampedusa è partita la nave Flaminia che trasferirà  al centro di Manduria (arriverà  martedì mattina), 1450 migranti. La Protezione civile di Franco Gabrielli fa sapere che sull’isola restano ancora 700 immigrati: 200 tunisini che dovrebbero essere rimpatriati, 200 minori non accompagnati, gli altri 300, identificati, potrebbero essere accolti dalle regioni (che stanno assistendo 7800 persone) in quanto potenziali richiedenti asilo.

 


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