Ocse: in Italia crescita lenta e lavoro al palo

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ROMA – L’Italia cammina ma il ritmo del suo passo è circa la metà  di quello dell’Europa e deve «vigilare» sui propri conti pubblici. Le nuove stime sulla crescita sfornate ieri dall’Ocse nel suo Economic Outlook confermano per quest’anno una crescita del Pil dell’1,1%, ritoccata al ribasso di due decimali rispetto a sei mesi fa e pari alla metà  di quella dell’Eurozona che promette una crescita del 2% per il 2011 e il 2012. Solo per il prossimo anno le proiezioni dell’organizzazione che riunisce i Paesi più industrializzati indicano per l’Italia un Pil dell’1,6%, più della stima del governo che nell’ultimo Def (Documento di economia e finanza) si limita all’1,3%. Il rapporto prevede anche che il tasso di disoccupazione resti inchiodato all’8,4%, come nel 2010, e scenda all’8,1 nel 2012 quando tuttavia nell’area euro la disoccupazione sarà  ancora al 9,3%.

Il rapporto dell’Ocse, che segnala una crescita mondiale del 4,2% ma diseguale e segnata dalla disoccupazione, giunge dopo l’intervento di Standard&Poor’s sull’Italia e in piena crisi greca. «L’Italia ha solidi fondamentali sul debito e non ha certo i fondamentali di Atene», ha detto Pier Carlo Padoan, vice segretario generale dell’Ocse. Mentre il segretario generale Angel Guerria ha detto che la decisione di S&P «non cambia nulla» e ha aggiunto: «Non siamo un’agenzia di rating e meno male!».
L’Outlook di Parigi parla comunque di «significativo miglioramento» del rapporto deficit-Pil quest’anno (al 3,9%, come il governo) e per il 2012 concede una limatura del 2,6% del rapporto (rispetto al 2,7 dell’esecutivo). Ma naturalmente chiede a Roma un «continuo controllo della spesa» per via dell’elevato debito e dell’aumento dei tassi d’interesse.
A contribuire all’analisi su quanto sta accadendo nell’economia mondiale è sceso in campo anche Mario Draghi, governatore di Bankitalia e presidente in pectore della Bce: la crisi «non è finita», ha detto parlando a Berlino e cogliendo l’occasione per lodare il «modello tedesco», ma ha anche aggiunto che il sistema finanziario è «in via di guarigione» e che i timori di «ricadute» sono «diminuiti». Restano comunque «significativi rischi per la crescita» dovuti a gli alti debiti degli Stati e all’inflazione che Draghi non ha escluso possa portare ad una «stretta delle politiche monetarie».
Tornando all’Italia, giungono conferme sulla manovra triennale da 35-40 miliardi da parte del sottosegretario all’Economia Casero che ha anche confermato l’intervento di «manutenzione» dei conti per il 2011. La manovra è stata definita «terrificante» dal presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Claudio Siciliotti in occasione dell’assemblea della categoria di ieri. Siciliotti ha anche puntato l’indice sulle politiche di riscossione, attualmente al centro delle polemiche: solve e repete, prima paga e poi chiedi il rimborso, è il principio che oggi ispira la riscossione. Ma – ricordano i commercialisti – il 41% dei ricorsi presentati in primo grado hanno dato ragione ai contribuenti.

 


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