San Giuliano facci sognare

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La sorpresa ha dell’incredibile. Meraviglioso anche non averci capito niente. Il rischio adesso è che la testa cominci a girare. Troppi milanesi non hanno mai vissuto un momento come questo. Hanno vinto. A Milano. Suoni di clacson e canti in corso Buenos Aires, dopo una tornata elettorale. Roba mai vista, negli ultimi trentacinque anni, e nemmeno un luogo, una piazza, un posto dove andare a festeggiare. Dov’è la festa? Milano ieri notte ha improvvisato, ma si è divertita da pazzi. Vero, questo è solo il primo tempo, ma per ora basta e avanza. Giuliano Pisapia ha stracciato Letizia Moratti: in otto zone su nove.
Non è ancora il sindaco, e sarà  dura, ma se c’era un candidato che avrebbe potuto vincere al primo turno quello era lui e non Letizia Moratti. Nessuno ci avrebbe puntato un euro, nemmeno Giuliano. Le centinaia di persone che al teatro Elfo-Puccini ieri quasi piangevano per la gioia avrebbero messo la firma pur di arrivare malconci anche solo al ballottaggio. Invece la disfatta di Silvio Berlusconi, che per la prima volta è stato sconfitto in casa, è stata a dir poco clamorosa: Pisapia 48%, Moratti 42%. Secondo un primo calcolo statistico, e dunque empirico, il grande capo potrebbe aver preso meno della metà  di quei 53 mila preferenze che aveva chiesto al «suo» popolo per sbarazzarsi di un pericoloso comunista. E adesso?
Il prossimo 29 maggio sarà  ballottaggio e il centrodestra dovrà  tentare una rimonta disperata per cercare di evitare una disfatta che non potrà  non avere ripercussioni prima sul governo e di riflesso – non è retorica – anche sulla storia di questo paese, come sta scritto sulle magliette che colorano di arancione la sede del comitato elettorare di Pisapia, Milano libera tutti. A volte gli eventi sono imponderabili e le cose accadono perché devono accadere: qualcuno forse si sarebbe aspettato, 17 anni fa, che un signore con la calzamaglia calata sulla faccia avrebbe rivoluzionato forse per sempre la politica italiana?
A questo punto bisogna fare due conti per capire come e se è davvero possibile innescare un processo di questa portata nel giro di due settimane che si annunciano delicatissime. Il candidato del cosidetto terzo polo, Manfredi Palmeri, sta recitando il ruolo di guastafeste, ma il suo 5,5% potrebbe anche non bastare al centrodestra per conservare Palazzo Marino. In ogni caso, è molto improbabile che l’elettorato centrista possa convergere su Giuliano Pisapia. Per questo motivo, a sinistra, saranno decisivi soprattutto i voti del Movimento 5 Stelle: i «grillini», con Mattia Calise, il più giovane candidato sindaco d’Italia, hanno preso il 3,7% dei voti. Se la matematica non è un’opinione, è questo l’elettorato che potrebbe consegnare Milano alla sinistra. Difficilmente Mattia Calise, o il movimento, come piace dire ai «grillini», darà  esplicite indicazioni di voto, anche se ci sono forme di comunicazione più raffinate per lasciare intendere che Giuliano Pisapia è «il meno peggio»: Mattia Calise, sotto tortura, sorridendo, lo ha già  confessato e in queste due settimane il centrosinistra, e non solo a Milano, dovrà  cercare di cambiare atteggiamento nei confronti di un fenomeno che ormai è tutto fuorché antipolitica (e anche i «grillini» dovranno dimostrare di essere diventati grandi). «Adesso non staremo fermi e faremo un po’ di domande ai due candiditi», dice Mattia Calise.
I numeri oggi permettono a Pisapia di sbilanciarsi fino ad annunciare una vittoria sicura. Concediamoglielo. Forse è un po’ azzardato, ma meglio di così non poteva andare: le previsioni più rosee infatti lo davano appena sopra il 40% con la Moratti attestata al 47%, ed è accaduto esattamente il contrario. Pisapia adesso sa che i voti da prendere sono lì a portata di mano, mentre gli avversari saranno costretti a fare i salti mortali.
«Aver parlato a Milano – spiega – a tutti i milanesi, cercando di trovare risposte ai problemi che non sono mai stati affrontati per cinque anni ha determinato una fiducia nella mia persona e nella coalizione che mi appoggia. Sono sicuro che la loro fiducia aumenterà  e porterà  il consenso a oltre il 51% che serve per cambiare Milano».
Stefano Boeri, il capolista della lista Pd, già  parla da vicesindaco. «Noi non abbiamo paura di altre sfide – si esalta – e siamo pronti per un grande progetto di cambiamento per Milano. Giuliano Pisapia ha dimostrato di essere un candidato straordinario, il vero sindaco che vogliamo».
L’ottimismo della sinistra milanese, al di là  delle percentuali, adesso potrà  contare anche su quella «bella arietta che tira». Un clima che non potrà  lasciare indifferente la «mitica» borghesia milanese (o poteri forti) che in questi mesi ha avuto un atteggiameto amichevole nei confronti della candidature di Pisapia, ma davvero poco o niente di più. Mancano due settimane. Adesso che può diventare sindaco per davvero, con lui bisognerà  farci i conti.


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