Scuola, metà  sceglie il liceo. I professionali in caduta

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ROMA — Un esercito di liceali. La metà  dei ragazzi che si sono iscritti per il prossimo anno alle scuole superiori ha scelto proprio un liceo. Sono il 49,2%del totale, in aumento rispetto al 46,2%dell’anno scorso, secondo i dati del ministero dell’Istruzione pubblicati dalla rivista specializzata Tuttoscuola. Quale liceo? Non ci sono grandi variazioni tra i singoli indirizzi, ma qualche movimento sì: cresce soprattutto lo scientifico con l’opzione delle scienze applicate, cioè senza latino, nato con la riforma di due anni fa. L’aumento è del 2%, in buona parte ai danni dello scientifico tradizionale che scende dello 0,8%. Sale anche il linguistico (+1,2%), mentre gli altri rimangono stabili con tendenza al miglioramento come il classico, un sempreverde che aumenta di un altro 0,2%. Anche gli istituti tecnici registrano un aumento delle iscrizioni, ma solo dello 0,4%. A salire è l’indirizzo tecnologico (+1,1%), mentre quello economico è in controtendenza con un -0,7%. Continuano a perdere, invece, tutti gli istituti professionali: -3,4%, senza grandi differenze fra il settore dei servizi e quello dell’industria e dell’artigianato. Cosa indicano tutti questi numeri? «Il fenomeno che merita di essere evidenziato è rappresentato dalla crescita in ambito tecnologico-scientifico» , si legge nel documento preparato dal servizio statistico del ministero dell’Istruzione. E cioè, sommando lo scientifico senza latino e il ramo tecnologico degli istituti tecnici, la crescita delle iscrizioni è del 3,1%rispetto all’anno scorso. Nonostante questa piccola svolta, comunque un segnale rispetto alla nostra tradizione umanistica, «l’analisi del fabbisogno delle imprese fa emergere che nel 2010 alcune figure professionali non trovano sufficiente risposta alla richiesta proveniente dalle imprese» : mancano contabili, tecnici meccanici, elettrotecnici. La scuola non serve solo a trovare un mestiere, ma il rapporto con il mondo del lavoro ha la sua importanza. Forse anche per questo i ragazzi che escono dalle nostre superiori sono spesso delusi. Secondo uno studio di Almalaurea, al momento della maturità  quasi uno studente su due (il 42%) pensa di aver scelto una scuola sbagliata e dice che tornando indietro prenderebbe un’altra strada. Un anno dopo la percentuale scende ma di poco, e si ferma al 34%. La percentuale dei «pentiti» è più alta fra i ragazzi dei professionali, non a caso proprio il percorso che crolla nelle iscrizioni del prossimo anno. Ma spesso, per arrivare al «pentimento» , non bisogna aspettare così tanto: il rapporto Istat presentato ieri dice che nel 2010 quasi un ragazzo su cinque ha abbandonato gli studi prima del tempo. Gli abbandoni sono il 18,8%, ben lontano non solo dall’ambizioso obiettivo del 10%indicato da Bruxelles per il 2020, ma anche dalla media europea, 14,4%. Meno della metà  dei ragazzi che lasciano gli studi prima del previsto trova poi un lavoro. Tra le ragazze gli abbandoni sono meno frequenti (16,3%), ma per chi lascia, trovare un posto diventa quasi impossibile: lavora solo una su tre. Questa, però, è un’altra storia.


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