Crescono gli italiani nel mondo, ma cala la diffusione della lingua

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ROMA – Gli italiani nel mondo sono 4.115.235 nel 2011, di cui il 47,8% donne (1.967.563). Il dato è in crescita di 90 mila unità : nel 2010 i cittadini italiani residenti all’estero erano 4.028.370. L’incidenza sui residenti italiani era del 6,7% nel 2010 ed è del 6,8% nel 2011. Concentrati in larga misura in Europa (2 milioni e 263 mila) e in America (1 milione e 629 mila), hanno realizzato consistenti insediamenti anche in altri contesti, come in Sudafrica e in Australia, mentre, con numeri più contenuti, sono presenti praticamente in tutti i paesi del mondo. Sono i numeri del VI Rapporto della Fondazione Migrantes presentato oggi a Roma, dedicato quest’anno ai 150 anni di vita dello Stato unitario e al corrispondente secolo e mezzo di emigrazione. Circa 30 milioni sono i connazionali emigrati nel corso di questo arco temporale e 60-80 milioni gli oriundi. Dell’emigrazione italiana impressionano la durata, il numero delle persone coinvolte e anche la molteplicità  degli sbocchi. Si può dire che gli italiani siano andati in tutte le parti del mondo: dai paesi più settentrionali dell’Europa ai paesi anche più distanti dell’Africa, fino ai lontani continenti americano, asiatico e australiano. I flussi attuali, sottostimati negli archivi, si compongono di 45 mila persone in uscita e 35 mila di ritorno.

Le tendenze che emergono dal rapporto sono innanzitutto la continua crescita della presenza femminile (47,8%); la diminuzione degli anziani (il 18,6% nel 2011 ha più di 65 anni – in Italia la percentuale è di quasi due punti in più – ma erano 19,2% ad aprile 2010); l’aumento dei minorenni (16%, ma erano 15,4% nel 2010). Aumentano, anche se di poco, i celibi/nubili (53,5% rispetto al 53,4% nel 2010). Il 54,9%, ovvero 2 milioni e 258 mila cittadini italiani, è fisicamente emigrato. Il 37,7%, ovvero 1 milione e 550 cittadini italiani, è nato all’estero. 127.338 sono iscritti all’Aire per acquisizione di cittadinanza. Sono in leggero aumento gli iscritti all’Aire nell’arco di tempo che va da 5 a 10 anni (poco più di 1,1 milioni nel 2011). Sono in aumento anche coloro che sono iscritti all’Aire da più di 10 anni (da 1 milione 950 circa del 2010 a oltre 2 milioni del 2011). 

L’italiano, anche se è la quarta lingua più studiata nel mondo, conosce un calo di diffusione e, secondo il rapporto, “necessita di essere incentivato con misure specifiche, tenendo conto che un più positivo andamento della vita economica e politica in Italia avrebbe un impatto positivo anche a questo livello”.

Il peso del passato è duro a morire. Secondo un recente sondaggio della Response Analysis Corporation, il 74% degli statunitensi adulti crede che la maggior parte degli italoamericani sia direttamente associato alla criminalità  organizzata o abbia comunque avuto dei rapporti con essa. Da un’analoga indagine condotta dalla Niaf (National Italian American Foundation) risulta che, tra i giovani statunitensi, il 44% ritiene che gli italiani siano tutti boss di Cosa Nostra quando, invece, tra oltre 20 milioni di italoamericani stabilmente residenti pare che gli affiliati alle famiglie mafiose siano circa 2 mila. Come si vede, si cede ancora alla tentazione di qualificare i buoni e i cattivi con il marchio della nazionalità , come del resto si fa in Italia nei confronti degli immigrati.

Al contrario il Brasile è un esempio di accoglienza: le persone di origine italiana sono 25 milioni e di esse 6 milioni sono concentrati nella città  di San Paolo, dove rappresentano il 55% degli 11 milioni di residenti: insieme a New York e a Buenos Aires, si tratta perciò dell’area di massima concentrazione italiana all’estero. A San Paolo nel 1888 venne creato il Centro di accoglienza dei migranti, in grado di ospitare da 5 a 8 mila persone: fino al 1978 vi passarono 2,5 milioni di migranti di ben 60 nazionalità  diverse. Attualmente il Brasile, a differenza degli Stati Uniti, non attira più i flussi migratori di una volta, sia per consistenza numerica che per tipologia di migranti (oggi per lo più imprenditori), e si colloca tra le prime dieci economie del mondo per il suo promettente sviluppo. La sua storia, come società  tra le più meticce del mondo, porta a riflettere sull’accoglienza degli immigrati, la predisposizione alla tolleranza
e la fusione delle diversità . (ab) 

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