Un marocchino in Italia guadagna quanto 5,5 lavoratori in patria
VENEZIA – Tra lo stipendio di un italiano e quello di un immigrato la differenza è di quasi 300 euro. Ciò significa che uno straniero prende il 22,9% in meno. Nonostante questo gap, emigrare in Italia conviene: il salario annuo di un dipendente marocchino è equivalente alla ricchezza prodotta da 5,5 marocchini rimasti in patria, 6,5 se si tratta di filippini, 4,8 per un ucraino, 4,7 per un albanese. Questi dati, che da soli spiegano il fenomeno migratorio, sono stati elaborati dalla Fondazione Leone Moressa (www.fondazioneleonemoressa.org), che ha analizzato le retribuzioni mensili dei dipendenti stranieri nel quarto trimestre 2010.
Dallo studio si evidenzia che gli africani e i cittadini dell’Europa comunitaria percepiscono una retribuzione mediamente più alta (rispettivamente 1.055 e 1.024 euro), mentre non comunitari, asiatici e americani hanno uno stipendio inferiore. L’età anagrafica e il titolo di studio non influiscono significativamente, ma il sesso sì: le donne straniere guadagnano 797 euro al mese, gli uomini 1.135 euro. Cambia anche il divario retributivo con i dipendenti italiani dello stesso sesso: gli uomini prendono il 19% in meno, le donne il 29,4%. A stare meglio sono i dipendenti stranieri nel settore dei trasporti, che guadagnano 1.348 euro, e quelli impiegati nei comparti di costruzioni, manifattura e commercio e nel settore istruzione, sanità e servizi sociali, le cui retribuzioni superano i mille euro mensili. I dipendenti degli alberghi, del settore primario e dei servizi alle persone guadagnano intorno ai 724 euro, con un gap più accentuato rispetto ai colleghi italiani (-26,4%).
I salari più alti, guardando la cartina dell’Italia, si trovano a Nordest, dove la busta paga è “più ricca” e il differenziale con gli italiani è minore. Per fare un esempio, un immigrato che lavora in Friuli Venezia Giulia prende 1.159 euro al mese, contro i 674 euro di uno straniero in Calabria. Quanto allo scarto con gli italiani, in alcune regioni settentrionali i differenziali non superano i 300 euro, mentre in altre regioni del Sud oltrepassano i 500 euro, come accade in Basilicata.
“La disparità salariale tra stranieri e italiani non deriva esclusivamente dall’origine immigrata – spiegano i ricercatori della Fondazione Moressa – quanto da elementi che, combinati, determinano uno svantaggio salariale”. Tra questi, la professione ricoperta dagli stranieri, la bassa qualifica, l’età giovane della manodopera che non permette di raggiunge una sufficiente anzianità retributiva. “Bisogna inoltre considerare che il lavoro per gli stranieri è la condizione necessaria per il permesso di soggiorno. Questo legame indissolubile può portare all’accettazione di condizioni marginali, poco tutelate e, in alcuni casi, anche sottopagate”. (gig)
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