Alan Garcà­a: i suoi «numeri» e la sua eredità  avvelenata

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Ma i suoi (primi) 5 anni da presidente, ’85-’90, finirono malissimo. Inflazione fuori controllo, Sendero luminoso scatenato. Il giovane Alan dovette scappare in fretta e furia. Poi, dopo qualche anno tornò, rinsavito, ripulito e ingrassato. Fu rieletto nel 2006 (proprio su un Humala ancora «chavista» e non ancora «lulista»).
Oggi esce di scena in modo meno traumatico del 1990 e non dovrà  scappare per i tetti. I suoi «numeri» sono eccellenti. Fra il 2006-2011, crescita economica del 7% l’anno, inflazione meno del 3% l’anno, riserve di 47 miliardi di dollari, tasso di povertà  dal 48 al 31%, boom del settore minerario (transnazionale) che rappresenta il 60% dell’export, investimenti stranieri triplicati. Ma i numeri sono solo una parte della storia. Il suo «modello» di sviluppo è quanto di più vecchio, e di peggio, si possa pensare (e attuare) in quest’inizio di secolo XXI in America latina e nel mondo.
Garcà­a ha aperto, meglio: spalancato, il paese e l’Amazzonia peruviana all’avidità  di profitto delle multi-trans-nazionali: petrolio, gas, risorse minerarie, legname, acqua. Tutte le risorse, non rinnovabili, grazie a cui il Perù è ricchissimo e la gran maggioranza dei peruviani poverissima. Un modello di sviluppo antiquato, neo-liberista e neo-coloniale, in radicale contro-tendenza rispetto a quello pensato e praticato in quasi tutto il resto dell’America latina (e non solo dei «radicali» Bolivia o Ecuador ma anche del «moderato» Brasile). Un modello entrato in contrasto frontale con gli indigeni peruviani che reclamano terre e diritti, con i nuovi concetti di «sviluppo» che non si risolvono solo nel pil; e imposto con le spicce da Garcà­a, senza dialogo e con la forza bruta (il massacro di Bagua nel 2009, i 104 morti ammazzati dal 2008). A parte i numeri, che pure hanno la loro importanza, Alan si lascia dietro una «bonanza» che ha tagliato fuori lamaggioranza dei peruviani e non ha redistribuito la ricchezza generata, e una infinità  di acutissimi conflitti sociali. Un’eredità  avvelentata per Humala.


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