Ebrei, musulmani, gay, russi, zingari: l’odio corre in rete

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«Il grado di razzismo e di odio sui siti Internet polacchi è incredibile. Chiunque può leggerli e farsi un’opinione sulla Polonia», ha detto
Il ministro ha denunciato due gruppi mediatici, Ringier Axel Springer, proprietaria del giornale Fakt, e Bonnier Business Polska, padrone di Puls Biznesu. Ha chiesto un indennizzo di circa 7 mila dollari e delle scuse pubbliche sui siti Internet coinvolti.
Sikorski si è sentito personalmente colpito perché alcuni commenti attaccavano in modo volgarissimo lui (i più leggeri erano «traditore» e «manovrato a distanza da ebrei statunitensi») e sua moglie, Anne Applebaum, editorialista del quotidiano Usa Washington Post. La legge prevede, per quanto in forma un po’ vaga, che i responsabili siano obbligati a cancellare commenti illeciti o a rispondere per essi.
La reazione dei responsabili è stata di disabilitare i fori di discussione, ciò che però ha provocato critiche di censura. Così li hanno rimessi rete, pur depurati. Hanno anche presentato le loro scuse al ministro, ma Sikorski ha mantenuto la denuncia alla magistratura.
Dopo la denuncia la procura ha aperto un’indagine. Tuttavia in genere l’80% di questi casi termina con l’archiviazione perché «è impossibile scoprire gli autori». Molti utilizzano cybercaffè per conservare l’anonimato e di solito usano server di paesi stranieri in cui le leggi in materia sono più liberali.
In Polonia su ogni 100 messaggi inviati a un foro di dibattito su qualsiasi argomeno, uno contiene un atteggiamento negativo verso le minoranze, stando al rapporto di quest’anno della Fondazione per la conoscenza locale. E il 60% ha un contenuto discriminatorio.
I più criticati sono gli ebrei, seguiti dai russi, gli omosessuali, gli zingari, i tedeschi e i musulmani.
A volte i commenti che attizzano l’odio sfociano in episodi di violenza fisica (è capitato contro rifugiati ceceni).
La maggior parte delle persone consultate in un sondaggio del febbraio scorso, afferma che bisognerebbe controllare Internet. il 72% ritiene che bisognerebbe eliminare i contenuti che incitano all’odio contro minoranze nazionali, religiose, sessuali.
Il Rapporto sulle minoranze è un possibile strumento e prevede di realizzare «una mappa» dei siti che «favoriscono l’odio» che serva per orientarsi e intervenire. «Quando gli attivisti che difendono i diritti delle minoranze si presentano dal giudice, questi rifiuta di intervenire con l’argomento che si tratta di pochi commenti isolati – dice Marek Troszynski, direttore del progetto -. Bene, adesso ne avrà  a disposizione più di 130 mila».
Le autorità  polacche ora sembrano più sensibili all’antisemitismo, ma non alla situazione delle minoranze sessuali. La Fondazione di Helsinki sui diritti umani ha chiesto al ministero della giustizia riforme legislative.
«Le posizioni discriminatorie sono difficili da sradicare perché non riguardano solo le minoranze», dice il sociologo dell’università  di Varsavia Antoni Sulek. E non basta una legge per risolvere il problema.
©Ips-il manifesto


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