Milano, i rifugiati tornano in piazza. “Vogliamo una casa”
MILANO – Da quando hanno occupato piazza Oberdan, a Milano, nel 2009, un gruppo di rifugiati eritrei, sudanesi, etiopi e iraniani continua a portare avanti una campagna per chiedere una casa. Oggi, davanti a Palazzo Marino, sede del Consiglio comunale, erano circa una trentina a chiedere alla Giunta Pisapia una risposta al problema dell’abitare, da anni sottoposto dai rifugiati alle diverse amministrazioni milanesi. “Che il governo sia di destra o di sinistra non ci importa. Noi proseguiamo la nostra lotta”, dice Paulos Yacob, il portavoce del Comitato rifugiati di Milano, un gruppo sostenuto dall’associazione 3Febbraio.
Paolo Limonta, che è stato coordinatore dei comitati elettorali per Giuliano Pisapia, esce da Palazzo Marino mentre i manifestanti scandiscono i loro slogan, in italiano, inglese e tigrino. Chiede a Paulos Yacob una lista dei nominativi dei rifugiati che ancora dormono in strada o in condizioni precarie, in modo da sottoporre il problema al sindaco. In più afferma che il Comune cercherà di recuperare delle abitazioni dismesse per darle ai rifugiati. “Limonta ha detto che il Comune discuterà le nostre richieste”, riferisce Paulos Yacob.
In piazza della Scala, i manifestanti espongono cartelloni in inglese: “Siamo parte del nuovo cambiamento” e “Civiltà significa uguaglianza e dignità ”. Paulos Yacob , poi, rilegge la lettera che ha scritto al sindaco il 6 luglio, in cui condannava il sistema dei dormitori che “impedisce ai padri di stare insieme alle loro famiglie e li costringe a stare con i figli solo due ore al giorno”. “Qualcuno ci dice che siamo rifugiati di professione –conclude Yacob– ma noi, invece, vogliamo solo l’opportunità di lavorare per tutti”. (Lorenzo Bagnoli)
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