Palazzo Chigi corregge il piano-pensioni stop agli aumenti oltre i 2400 euro

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ROMA – Stop totale alle indicizzazioni sulle pensioni da 2.380 euro lordi in su, mentre per quelle al di sotto non dovrebbe cambiare nulla. È la via più probabile, e meno insidiosa sul piano sociale, per l’emendamento che la maggioranza sta preparando per modificare questa parte della manovra economica da 40 miliardi in totale che arriva oggi in Parlamento. Ma su tutti gli emendamenti che il centrodestra sta elaborando resta l’incertezza. Perché solo da oggi si capirà  se la speculazione che ha attaccato l’Italia continuerà  o si ritirerà  nelle retrovie in attesa di ripartire al primo segnale di instabilità  all’interno del governo Berlusconi. E nel caso l’assalto dei mercati dovesse proseguire cambierà  lo scenario e anche le prospettive di poter intervenire sulla Finanziaria, pur mantenendo invariati i saldi finali della manovra.
Alla vigilia della discussione parlamentare nessuno si sentiva ieri in grado di escludere che la stessa manovra possa essere rafforzata anziché ammorbidita. A spiegarlo bene è stato l’ex viceministro all’Economia Mario Baldassarri, economista di Futuro e libertà : «I mercati hanno letto la manovra e si sono accorti che nel 2014 non si raggiunge il pareggio e che ci sono 17 miliardi di tagli o aumenti di tasse affidati alla delega sulla riforma fiscale non definiti. Inoltre la manovra ha una composizione che produce effetti recessivi di freno sull’economia. Mentre occorre rigore ma anche crescita, senza la quale ogni obiettivo di risanamento diventa fragile». Dunque non c’è solo lo scontro nel governo e il rischio di dimissioni da parte del titolare dell’Economia, Giulio Tremonti, per le vicende giudiziarie che riguardano il suo ex consigliere politico, Marco Milanese. È la stessa manovra, per l’aleatorietà  di alcune misure e per l’insufficienza di altre, ad aver messo l’Italia nel mirino degli investitori internazionali.
È in questo quadro che si tenta di governare le fibrillazioni nella maggioranza. Certo i segnali non sono tutti rassicuranti. Per questa sera è prevista una riunione convocata al suo dicastero dal ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, per studiare con alcuni tecnici ed esponenti del Pdl un pacchetto di emendamenti alla Finanziaria. Una iniziativa che potrebbe non essere gradita da Tremonti, preoccupato dalle possibili reazioni dei mercati di fronte a segnali non proprio di compattezza. La credibilità  dell’azione di governo – Tremonti lo sa bene – dipende anche da questo.
Si lavora, comunque, agli emendamenti. Il pacchetto pensioni dovrebbe cambiare. È d’accordo il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, tanto più dopo le critiche di tutte le organizzazioni sindacali. E in serata il leghista Calderoli propone: ««Dobbiamo tagliare del 5-10% le pensioni sopra i 90-120 mila euro ». Di possibili modifiche ha parlato ieri anche il sottosegretario di Via XX settembre Luigi Casero. In sostanza – ed è ciò che vorrebbe anche la Cisl di Raffaele Bonanni – si sposterebbe il blocco dell’indicizzazione sulle pensioni medie (quelle cinque volte superiori il minimo) lasciando inalterato per tutte quelle al di sotto l’attuale meccanismo di rivalutazione al costo della vita. Non è ancora certo, però, che questo ritocco garantisca lo stesso risparmio, “cifrato” dall’Economia in 420 milioni nel 2012, 680 nel 2013 e altrettanti nel 2014.
Non è escluso che, sulla scia proprio dell’attacco speculativo, si possa anticipare di qualche anno (prima cioè del 2020) l’innalzamento dell’età  pensionabile delle donne a 65 anni anche nel settore privato. Sarebbe una misura strutturale ben vista per questo dai mercati.
Sarà  emendata anche la norma che inasprisce, senza alcuna progressività  legata all’entità  degli investimenti, l’imposta di bollo sui depositi titoli. Si studia una soluzione che escluda i piccoli risparmiatori o incida in percentuale sui depositi. Operazione niente affatto facile visto che da questa “patrimoniale” ci si aspetta fino a 3,6 miliardi.


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