Preso l’ultimo criminale della guerra dei Balcani

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SAPEVA di avere le ore contate e per finanziare un’improbabile quanto disperata fuga all’estero ha cercato di vendere la più preziosa delle gemme del suo bottino di guerra, un quadro, “Ritratto di uomo” di Amedeo Modigliani. Ma gli è stato fatale. Il sedicente mercante d’arte faceva parte del piano per catturare l’ultimo dei grandi criminali serbi ancora a piede libero, Goran Hadzic, il macellaio di Vukovar. Finito in manette nella mattinata di ieri, dalle parti di Fruska Gora, un centinaio di chilometri a nord est di Belgrado. Era armato, ma non ha opposto resistenza. «Col suo arresto si chiude una pagina macabra della nostra storia – ha commentato il presidente serbo Boris Tadic. E ora che il nostro debito legale e morale con il tribunale dell’Aja è stato pagato ci aspettiamo che l’Europa acceleri le procedure per il nostro ingresso nella Ue». Sembrerebbe finita. Milosevic, Karadzic, Mladic e ora Hadzic. Ad uno ad uno, c’è voluto tempo, forse troppo, ma sono tutti finiti nella rete. Le migliaia di morti che hanno sulla coscienza non torneranno certo in vita, ma il sonno dei sopravvissuti, delle madri e delle mogli di quelle innocenti vittime da oggi potrà  forse essere più sereno.
Meno noto alla stampa internazionale rispetto alla “trimurti” Milosevic-Mladic-Karadzic e al generale croato Ante Gotovina, ma non meno sanguinario, Hadzic ha incarnato il simbolo della pulizia etnica attuata dai serbi in Croazia. Cinquantatré anni, originario di Vinkovci, nella Croazia orientale, non lontano dal confine con la Serbia, Hadzic fino al 1990 era un anonimo magazziniere folgorato dalla politica e soprattutto dall’ideale di Grande Serbia propugnato da Slobodan Milosevic. Gli ci vogliono solo due anni per scalare il potere all’interno del Partito democratico serbo. Nel ‘93, infatti assume la carica di presidente dell’autoproclamata Repubblica di Krajina, entità  rappresentativa dei serbi di Croazia. Rimane in carica fino al ‘94. Tra l’agosto e il novembre del ‘91 ordina l’assedio di Vukovar, durante il quale furono commessi crimini d’ogni genere. A cominciare dall’uccisione con un colpo alla nuca di 261 croati dopo la capitolazione della città . Durante l’assedio, durato ben 87 giorni, circa 15mila civili rimasero nascosti negli scantinati per sfuggire al bombardamento di artiglieria pesante che praticamente rase al suolo la città . I morti furono oltre mille, 5mila i prigionieri, ventiduemila i deportati.
Una volta esaurita l’esperienza presidenziale, Hadzic si trasferesce a Novi Sad, in Serbia, dove rimane fino al 4 giugno 2004 quando, raggiunto dal mandato di cattura spiccato dal Tpi, si dà  alla macchia. La corte dell’Aja, infatti, lo accusa di crimini di guerra e contro l’umanità  perpetrati fra il ‘91 e il ‘93, fra cui persecuzione, sterminio, tortura e deportazione. Come per i suoi più famosi colleghi, anche su di lui negli anni fioriscono leggende che lo danno per residente in Serbia, nascosto fra i monasteri ortodossi della Voivodina o addirittura nella sua Novi Sad. Ed è proprio vicino a questa città , fra le montagne della regione di Fruska Gora, che lo hanno catturato, mettendo così la parola fine, a 18 anni dall’istituzione del Tpi, alla lista dei super-ricercati dei Balcani. S’era semplicemente tagliato la barba e procurato una nuova identità . Tutto qui. Gli erano bastate queste due semplici cose, unitamente alle protezioni, soprattutto nell’ambito della chiesa ortodossa, per evitare l’arresto nei sette anni della sua latitanza. Karadzic prima e soprattutto la cattura nel maggio scorso di Mladic gli avevano fatto capire che il cerchio si stava stringendo anche intorno a lui. Non gli restava altro che fuggire all’estero non prima di aver venduto parte dei tesori razziati a Vukovar. Ma quel preziosissimo Modigliani per fortuna gli è stato fatale.


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