Bossi: Italia giù, ora la Padania Da Calderoli stop sulle pensioni

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SCHIO (Vicenza) — Il sogno mai sopito riemerge. «Non è per domani ma per dopodomani che arriva la Padania: l’Italia l’hanno capito tutti che va giù, e dobbiamo prepararci». Sarà  il momento complicato, ma Umberto Bossi torna a parlare di quella Padania la cui indipendenza è scritta tuttora all’articolo 1 dello statuto leghista. «Dopo averla fatta entrare nella testa della gente — dice —, dobbiamo organizzare la Padania se si vuole che il futuro sia dei migliori». Perché «questa crisi che viene è una svolta storica. La gente capisce che l’Italia sta finendo, sta finendo male e bisogna prepararsi al dopo, che per noi è la Padania». E ancora: «Il centro-sud munge tutte le risorse del centro-nord, questo è il problema». Ma ora c’è un problema di sopravvivenza: «Bisogna salvare il salvabile nel modo più giusto possibile».
Il capo padano non ha mai nascosto la sua preoccupazione di fronte alla gravità  del momento: «Possiamo ritrovarci poveri da un giorno all’altro» ha detto l’altra sera ad Avio, in Trentino. Resta il fatto che, nella cacofonia delle mille proposte di cambiamento della manovra bis, ancora non è chiaro a quali modifiche pensi la Lega.
Forse nessuna, visto che l’altra sera a Lorenzago i presenti alla cena di compleanno di Tremonti hanno sentito discutere della necessità  di un’approvazione a razzo della manovra prima che sia tardi. E se la Padania oggi titola «Lega al lavoro per correggere la manovra», di strade aperte il Carroccio ne lascia pochine.
L’aumento dell’Iva? «Lo abbiamo bloccato — dice Bossi — lo voleva il partito di Berlusconi. Ma se si aumenta l’Iva i commercianti iniziano ad aumentare la roba e dicono che è colpa del governo che alza le tasse». Una modifica alle pensioni a partire da quelle di anzianità ? Qui, prima ancora di Bossi («Non si toccano le pensioni della povera gente»), è Roberto Calderoli a stoppare: «L’apertura della Lega è un’altra realtà  virtuale scritta dai giornali. Il giorno prima, nei titoli c’era lo scudo bis ed era falso. Le aperture sulle pensioni, che leggo oggi, non so dove le abbiano viste». Insomma: «Le pensioni stanno bene come stanno». Punto.
La strada a cui forse pensa il Carroccio, con gran gioia, probabilmente, di Roberto Maroni, è trovare le risorse per non punire gli enti locali. La discussione avverrà  lunedì, in via Bellerio, durante la segreteria politica del movimento. Ma un altro titolo sulla Padania di oggi non lascia dubbi: «Tutti sono d’accordo su un punto: la manovra va corretta per ridare ossigeno ai Comuni».
Ieri il sindaco della città  più importante amministrata dal Carroccio, Flavio Tosi da Verona, ha tuonato: «Alla nostra gente, ma in generale a tutti, sembra che la manovra sia andata a colpire quelli che hanno sempre pagato e per questo va cambiata». Soprattutto, la Lega «non può continuare a farsi massacrare» nell’eterna mediazione con Berlusconi. Anche perché «Udc, Pd e Idv mi paiono disponibili a parlarne per arrivare a dei miglioramenti e in situazioni come queste conviene parlare con tutti». Il sindaco di Verona non vedrebbe male «una patrimoniale o il tassare le rendite» ma anche una nuova imposizione su chi ha aderito allo scudo fiscale 2009. Sarà  fonte di contenziosi? Tosi se la ride: «È quello il bello. Mi piacerebbe vedere la Corte costituzionale dar ragione ai grandi evasori. Mi piacerebbe vedere i ritassati andare in tribunale a far valere le proprie ragioni».


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