Bufera in Cgil: «Camusso convochi il direttivo»

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 «Chiediamo a Cisl e Uil uno straordinario impegno unitario per contrastare la politica unilaterale di attcco ai ceti deboli e al lavoro che è fulcro della manovra economica che si accinge a varare il governo». Una scarna nota del sindacato di corso d’Italia stigmatizza le parole del ministro Tremonti al Parlamento in una giornata silente dal punto di vista delle reazioni delle forze sociali.

Che il governo intendesse partire lancia in resta all’attacco di pensioni e diritti si era già  capito. La segretaria della Cgil, Susanna Camusso aveva dunque già  ventilato la possibilità  di una mobilitazione generale. Sperando però di evitare la rottura di un fronte (quello con Cisl, Uil e Confindustria, sugellato dalla lettera inviata all’esecutivo) appena consolidato. Ma Cisl e Uil per il momento di sciopero non vogliono sentire parlare, e ieri le parole di Tremonti sono state sufficientemente vaghe sia in materia di pubblico impiego che di pensioni per temporeggiare ancora. Perciò Camusso, intervistata dal Tg3, solo dopo una serie di premesse ha concluso: «Lavoriamo perchè la manovra non sia ingiusta ma se lo fosse non si potrà  non reagire».
Intanto a corso d’Italia l’aria si fa sempre più pesante. Diverse categorie covano malumori. Un attacco frontale arriva dall’area di opposizione interna La Cgil che vogliamo: «In queste settimane non si è svolta alcuna riunione degli organismi dirigenti della Cgil che abbiano deciso e validato il documento presentato al governo da parte di tutte le forze sociali – dice l’ex segretario della Fiom, Gianni Rinaldini – Quel documento costituisce un atto di puro arbitrio e irresponsabilità  da parte del segretario generale». «Non è possibile procedere in questo modo che mette a rischio il rapporto della Cgil con le persone che vogliamo rappresentare – è la conclusione – Chiediamo la convocazione urgente del direttivo per valutare la situazione e decidere la mobilitazione generale, compreso lo sciopero generale per settembre».
I proclami di Tremonti d’altro canto non hanno convinto neppure Confindustria, che spinge per «riforme» più radicali: «La mancanza di informazioni non consente una valutazione concreta sull’efficacia delle misure allo studio del governo», dice al Tg1 il direttore generale di Confindustria Gianpaolo Galli.


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