Tagli ai Comuni l’Addizionale Irpef non Basterà
MILANO — La coperta è corta. E non basterà aumentare l’Irpef, come pure hanno già fatto 179 città d’Italia. Anche portando l’aliquota al massimo consentito, il 60% dei Comuni non riuscirebbe comunque a compensare i tagli imposti dallo Stato con l’ultima manovra correttiva.
La coperta insomma continuerà a restare corta, come dimostra uno studio realizzato dall’Ifel, il centro studi dell’Anci, sull’impatto delle ultime manovre sui Comuni. Un’analisi che oltre a quantificare gli effetti del decreto del 12 agosto sulle amministrazioni comunali, si sofferma sullo sblocco dell’addizionale Irpef (fino a un massimo dello 0,8%) concesso con l’ultima manovra. Un antipasto del federalismo fiscale che però è tutt’altro che la panacea di tutti i mali. Solo per il 39,7% dei Comuni, secondo l’Anci, potrebbe essere una soluzione per compensare integralmente i tagli Stato-enti locali apportati di recente. E gli altri? «Avranno due alternative — spiega il segretario generale dell’Associazione dei Comuni italiani Angelo Rughetti — ridurre i servizi ai cittadini abbassando la spesa per gli investimenti, oppure alzare ancora la leva fiscale». Che tradotto in soldoni significa aumentare le tasse, alzare le tariffe, incrementare i prezzi dei trasporti pubblici e dei servizi a domanda individuale, come già in diverse città sta accadendo.
«Si chiederà un maggiore sforzo ai cittadini, ma non per migliorare i servizi, bensì per recuperare il saldo di bilancio». Del resto l’impatto del complesso delle manovre 2011-2014, comporterà sui Comuni un decremento del 46,4% delle risorse complessivamente trasferite nel 2010. Mentre il meccanismo distributivo introdotto dalla manovra di ferragosto, causerà , sempre secondo l’Anci, tagli per 7,4 miliardi di euro per il triennio che va dal 2011 al 2013. Almeno per i Comuni non virtuosi. «Ma i criteri di questa virtuosità sono alquanto discutibili — aggiunge Rughetti —. Per questo stiamo preparando una contromanovra. Da studiare e approvare nel direttivo dell’Anci di giovedì, per poi proporla al Governo. È giusto anticipare il pareggio di bilancio al 2013 ma bisogna arrivarci con un strada diversa, di crescita economica. Proporremo un fondo di infrastrutture di 5 miliardi l’anno per cinque anni. E poi spingeremo per la dismissioni di partecipazioni azionarie nazionali e locali. Basta tagli ai comuni, sostituiamoli con l’aumento graduale dell’Iva e la tassazione dei capitali scudati».
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TREMONTI
Eppure gli sarebbe bastato infilarsi in uno dei negozi sotto casa, in via del Campo Marzio a Roma, vuoti in tempi di saldi, per capire quanto sia profonda la crisi del paese. Ma il frugale Giulio Tremonti sembra poco uso a mettere mano al portafoglio, non vede e non sente.