Btp, i rendimenti volano al 5,86%

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MILANO — La domanda è stata forse migliore delle attese, ma anche le aste di ieri dei titoli di Stato hanno confermato la tendenza al rialzo dei rendimenti. E per i Btp decennali si è toccato un nuovo massimo al 5,86%, top da circa 14 anni, cioè dall’ottobre 1997 e quindi anche dall’introduzione dell’euro. Non è stata però superata la «soglia psicologica» del 6%. Lo spread, cioè il differenziale di rendimento tra titoli di Stato italiani e i Bund tedeschi ha oscillato tra i 355 e i 373 punti base, chiudendo a quota 358 in leggera flessione dunque rispetto ai 367 punti della chiusura di mercoledì.

Non si trattava comunque di un’asta sottile, anzi: il Tesoro ieri ha collocato complessivamente 7,8 miliardi di titoli. Un ammontare però inferiore a quello massimo prefissato a 9 miliardi. In particolare la domanda si è concentrata sui titoli a medio-lungo termine: il Btp a tre anni è stato collocato per 3,14 miliardi a fronte di un range tra 2,5 e 3,5 miliardi, e il decennale, offerto per 1,5-2,5 miliardi, è stato collocato per 2,48 miliardi. Il rialzo dei rendimenti è stato netto: rispetto all’asta precedente di agosto il buono triennale è passato dal 3,87% al 4,63% mentre il decennale, dal 5,22% al 5,86%.

Se non c’erano fra gli operatori timori di un flop assoluto con un deserto dal lato della domanda, si fa però notare come le richieste siano ancora decisamente inferiori alla potenziale offerta massima: in tempi «ordinari» il rapporto fra domanda e offerta varia fra 1,50 e 2,50-3. Soprattutto a partire da luglio le cose sono cambiate: ieri ancora una volta è stata confermata la tendenza al restringimento della base degli investitori istituzionali, soprattutto internazionali, che si presentano in asta. Perciò si registra una certa fatica alla piena sottoscrizione.

Di conseguenza chi va in asta mette pressione al mercato, va a prezzi bassi, quasi «speculativi». E i rendimenti salgono rispetto a quelli del mercato secondario, invece di registrare un sostanziale allineamento. Ieri, per esempio, sul Btp decennale il rendimento è così salito al 5,86% mentre sul secondario oscilla sul 5,6%. Per i Bot il differenziale era stato anche superiore, toccando lo 0,35%.

I commenti degli operatori sono comunque moderatamente positivi. Rispetto ai timori, almeno. I risultati delle aste sono stati più o meno allineati con le aspettative. E ciò può essere di parziale conforto per il Tesoro che ha collocato più o meno quanto necessario, e comunque gli importi sono stati tutti prossimi alla parte alta della forchetta prefissata. Secondo calcoli dell’agenzia Reuters, lo Stato italiano ha emesso a questo punto più dell’82% di quanto programmato per l’anno in corso, in termini di offerta complessiva, a breve e lungo termine.


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