Edison, il governo si fa da parte Romani: “Edf? Decidano i soci”

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MILANO – In primavera era nata come la battaglia contro le scalate dei francesi, in difesa dell’italianità  di due aziende di primo piano come Parmalat ed Edison. Ma così come l’intervento del governo non è servito a fermare la conquista del gruppo di Collecchio da parte di Lactalis, allo stesso modo da ieri si può dire che Edf non sia mai stata così vicino a prendere il controllo totale della seconda utility italiana dopo Eni (nel gas) ed Enel (nell’energia).
È quanto hanno dedotto gli addetti ai lavori dopo le dichiarazioni di Paolo Romani, ministro per lo Sviluppo economico. A poche ore delle riunioni del consigli di A2a (oggi la gestione, domani la sorveglianza), il ministro ha preso atto delle dichiarazioni dei comuni dei giorni scorsi che si sono espressi contro l’ipotesi della costituzione di un polo dell’energia che passi per l’acquisizione della quota di Edf in Edipower. In favore, invece, di un divorzio dai francesi in Edison il prima possibile, accettando la vecchia proposta di Edf.
«Ho fatto in modo che ci fosse un po’ più tempo – ha detto il ministro – perché i partner italiani potessero trovare una soluzione che andasse nella direzione, per chi produce oggi energia in Italia, di continuare a farlo. Il governo non poteva sottrarsi dall’offrire questa opportunità , ma non può neppure fare il produttore di energia né il socio, queste sono scelte aziendali». Impossibile non vedere un passo indietro del ministro. Anche se lascia ancora una porta aperta: «Se i soci italiani ritengono che ci possa essere un investimento comune hanno l’occasione per farlo, il governo ne sarebbe ben lieto». Non sarà  della partita, invece, la Cassa depositi prestiti: «In campo c’è già  una manifestazione di interesse di Intesa Sanpaolo».
Ma se il ministro pensava di rimandare la palla nel campo dei soci di A2a, il rinvio è stato subito rispedito al mittente. «Ma quale cordata, per fare che?». E’ questa le replica che nel giro di poche ore è arrivata da Bruno Tabacci. L’assessore al Bilancio del comune di Milano, così come aveva già  fatto venerdì scorso, è tornato a bocciare l’idea di un polo elettrico delle utility italiane. E ha suggerito un atteggiamento più conciliante con i francesi di Edf: «Invece di mostrare i muscoli e fare la faccia feroce, conviene porsi il problema della costruzione di una relazione che sia importante per tutti». E Tabacci non si risparmia un suggerimento ai consigli di gestione e sorveglianza che si riuniscono oggi: «La produzione di energia elettrica da petrolio e da gas ha margini sempre molto limitati» e quindi sarebbe meglio se A2a tornasse a concentrarsi «sulla sua forte connotazione ambientalista» come «il settore rifiuti che ha una sua prospettiva».
Ieri, l’intervento del ministro Romani ha irritato anche i piani alti di Intesa Sanpaolo. Tanto che la banca ha sentito il dovere di precisare: «Non abbiamo intenzione di prendere in considerazione l’ipotesi di partecipare al riassetto di Edison attraverso aumenti di capitale». In altre parole: se mai ci sarà  una cordata, Intesa farà  solo il finanziatore e di certo non l’azionista.


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