Navi Cie ancora ormeggiate a Palermo: oggi nuova protesta delle associazioni

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Palermo – Dopo le tendopoli trasformate in Cie temporanei in cui si violavano i diritti umani, ora sono grandi navi passeggeri a essere state trasformate in Centri di identificazione e di espulsione. Si tratta delle tre navi civili Audacia, Moby Vincent e Moby Fantasy, su cui sono stati rinchiusi centinaia e centinaia di migranti tunisini trasferiti in massa da Lampedusa a Palermo con un ponte aereo, dopo gli scontri con i lampedusani. Le prime due navi sono ancora ancorate al porto di Palermo, spostate dal molo commerciale S. Lucia all’area dei cantieri navali.  La Moby Fantasy invece ha lasciato il porto del capoluogo siciliano poco prima della mezzanotte del 24 settembre ed è giunta questa mattina alle 7.30 al porto di Cagliari con il suo carico di centinaia di tunisini. Sono destinati al centro di accoglienza di Cagliari Elmas, che di fatto viene così trasformato in un altro Cie.

Imponente lo schieramento di forze di polizia al porto di Palermo, dove, a bordo delle navi si trovano al momento 352 migranti non soltanto di nazionalità  tunisina. 151 sono sull’ Audacia e 201 nella Moby Vincent. Tra questi risultano alcuni malati e feriti che si trovano attualmente all’ospedale Civico di Palermo. Alle persone non viene fornito nessun oggetto – lamette, forchette metalliche – che possa essere utilizzato per atti di autolesionismo. Ritirati anche tutti i telefoni cellulari. Nessuno può fare foto e video per documentare le condizioni all’interno delle navi e ai migranti è preclusa qualsiasi possibilità  di comunicazione con l’esterno. Alle persone trattenute non viene fornita un’informazione chiara sulla loro destinazione e sul loro futuro. Si tratta dunque di vere e proprie carceri galleggianti, realizzate in 48 ore al di fuori della legge italiana.

Questo è quanto emerso da una visita del deputato Pd Tonino Russo durante il presidio di protesta di ieri pomeriggio, organizzato da associazioni quali la Rete Primo Marzo e il forum Antirazzista.  “Le navi su cui sono attualmente trattenute le persone rappresentano a tutti gli effetti dei Cie “galleggianti”, tanto è vero che nessuno vi può accedere, eccetto i parlamentari nazionali e le organizzazioni che hanno una convenzione con il Ministero per attività  interne – scrive la Rete Primo Marzo in un comunicato – In continuità  con l’iniziativa LasciateCientrare nazionale e internazionale che intende reclamare il diritto ad accendere i riflettori su queste strutture e sulle persone che vi sono trattenute, il deputato siciliano Tonino Russo ha potuto accedere alle due navi ancora presenti nel porto”. La Rete chiede, tra l’altro, che l’informazione possa liberamente circolare dall’esterno all’interno e viceversa e che il Governo renda pubblici i contenuti degli accordi di respingimenti con la Tunisia e con gli altri Paesi di provenienza dei migranti.

Ma la protesta a Palermo continua. Le associazioni si sono date appuntamento per oggi alle 17 con un nuovo presidio contro queste forme di trattenimento informale. I manifestanti lanciano l’allarme sulla detenzione di centinaia di persone senza un atto formale di convalida da parte di un magistrato. Questo configura una privazione illegittima della libertà  e viene violato il diritto di difesa.  Secondo le denunce, le navi Cie sono illegali in quanto  contrastano con l’art. 5 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo,con l’art. 13 della Costituzione, con gli articoli 2, 13, 14 del Testo Unico sull’immigrazione, e con il regolamento delle Frontiere Schengen, che impone provvedimenti formali di respingimento o di espulsione, notificati individualmente con la possibilità  di farsi assistere da un difensore.  L’Associazione Borderline Sicilia Onlus esprime “profonda indignazione per l’ennesima violazione di legge e per la totale negazione dei più elementari diritti umani, a partire dal diritto di difesa e di controllo giurisdizionale sulla libertà  personale, a cui stiamo assistendo in queste ore, con il trattenimento arbitrario di centinaia di cittadini tunisini all’interno di navi prigione ancorate nel porto di Palermo. 

Si tratta infatti di detenzione e privazione della libertà  personale operate in modo del tutto illegale, senza alcuna convalida da parte dell’autorità  giudiziaria, e per di più a bordo di navi che hanno assunto le funzioni di Centri di identificazione ed espulsione galleggianti”. L’associazione chiede che “tutti i cittadini tunisini trattenuti nelle navi vengano fatti immediatamente scendere e trasferiti in strutture che corrispondano a quanto previsto dalla legge per i casi di allontanamento forzato, che coloro che sono stati trattenuti illecitamente, prima a Lampedusa e poi sulle navi, per più di 96 ore vengano rimessi in libertà , che si ponga fine alle procedure di rimpatri collettivi e sommari in violazione delle norme di diritto interno e internazionale. E chiediamo che si provveda al più presto al collocamento, nelle strutture idonee e secondo le procedure stabilite dalla legge italiana, di tutti i minori non accompagnati che per mesi sono stati tenuti a Lampedusa in condizioni disumane, appellandoci anche alle organizzazioni umanitarie affinchè facciano valere il proprio ruolo e le proprie funzioni e soprattutto la propria indipendenza”. (raffaella cosentino)

 

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