Sarkozy-Merkel: siamo greci

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 PARIGI.L’Eliseo ha deciso di non fare nessuna dichiarazione dopo la video-conferenza, nel tardo pomeriggio di ieri, tra Nicolas Sarkozy, Angela Merkel e George Papandreou (il presidente francese è più interessato al blitz in Libia oggi, con Bernard Henri Lévy). La video-conferenza aveva due obiettivi: fare pressione sul primo ministro greco perché acceleri l’applicazione delle misure di risanamento che l’Europa gli chiede per dare il via libera al secondo piano di aiuti ad Atene e ribadire che Parigi e Berlino si impegnano a rispettare l’accordo concluso il 21 luglio scorso, che, oltre all’aiuto alla Grecia, contiene il rafforzamento del Fondo europeo di stabilità  finanziaria (Fesf), che da 440 miliardi deve passare a 770. Questo fondo potrà  comprare obbligazioni pubbliche e debiti bancari.

Papandreou ha chiesto a Francia e Germania di fare pressione sulle rispettive banche perché partecipino al piano di salvataggio della Grecia, come previsto dall’accordo del 21 luglio. L’obiettivo della video-conferenza è anche mettere all’unisono le posizioni franco-tedesche, dopo giorni di oscillazioni, per evitare che i due principali paesi della zona euro si presentino divisi all’eco-fin di venerdi’, a Wroclaw in Polonia, a cui parteciperà  in via eccezionale il segretario al tesoro Usa, Timothy Geither. È la prima volta che uno «straniero» partecipa a una riunione della zona euro. La presenza di Geithner rivela che Washington teme che gli europei proseguano nel balletto dell’indecisione, rischiando di trascinare tutti nel baratro di una crisi ancora peggiore di quella che stiamo vivendo. Per Geithner, l’Europa ha la «capacità » di risolvere la crisi, ma deve fare in fretta ad applicare le decisioni del 21 luglio. La Cina (che ha un quarto delle sue riserve in euro) e i Bric (Brasile, Russia, India, Sudafrica), che si riuniscono la settimana prossima a Washington, offrono il loro aiuto.
Sarkozy ha assicurato che verrà  «fatto di tutto per salvare la Grecia». Alla vigilia, anche Merkel era intervenuta, cercando di mettere a tacere le divergenze interne alla maggioranza che governa in Germania, esplose con le dimissioni del rappresentante tedesco nel board della Bce, Jà¼rgen Stark, che la scorsa settimana hanno fatto crollare le Borse: «La priorità  assoluta è di evitare un default di pagamento incontrollato» della Grecia. Il padronato tedesco ha fatto sapere di essere disposto ad investire in Grecia, paese che «ha bisogno di tempo» per risanarsi. Per il commissario agli affari economici, Olli Rehn, il default o l’uscita dall’euro della Grecia avrebbe «costi drammatici» per tutti. Jacez Rostowski, ministro delle finanze della Polonia, che ha la presidenza semestrale del consiglio Ue, è drammatico ed evoca la guerra: «Se l’euro si incrina l’Ue non sarà  in grado di sopravvivere, con tutte le conseguenze che si possono immaginare», anche «la guerra nei prossimi dieci anni».
Sarkozy e Merkel non diranno mai se hanno parlato di banche. Ieri, Moody’s ha abbassato il rating di due delle più grandi banche francesi, Crédit Agricole (che passa da Aa1 a Aa2) e di Société Générale (da Aa2 a Aa3). La Bnp si è salvata, anche se resta sotto «sorveglianza negativa», ma in Borsa ha perso il 5%, mentre la SocGen, andata sotto a meno 8 è poi risalita a meno 4%. Il governatore della Banque de France, Christian Noyer, ha tirato un sospiro di sollievo e ha affermato che l’abbassamento del rating è rimasto «limitato». Le banche francesi sono, complessivamente, esposte per una cinquantina di miliardi verso i paesi a rischio per l’eccesso di debito sovrano. Ma, assicurano, hanno abbastanza provvigioni per far fronte ad ogni eventualità  (in Grecia, Portogallo e Irlanda, certo non in Italia). Un’altra agenzia di rating, Fitch, ha abbassato ieri il voto di 5 regioni spagnole, tra cui la Catalogna, perché troppo indebitate.
L’ex presidente della Commissione europea, Jacques Delors, ha accusato la direttrice dell’Fmi, Christine Lagarde, definita «pappagallo sapiente», di aver «nutrito la speculazione» con le sue affermazioni pessimiste sulla necessità  di ricapitalizzazione delle banche europee. Per Delors, gravi responsabilità  hanno anche Sarkozy e Merkel, incapaci di prendere decisioni. I cittadini europei stanno a guardare e perdono fiducia nell’euro.

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TOBIN TAX
Studio europeo dice che è realizzabile

 Introdurre la Tobin tax sulle transazioni finanziarie, anche solo in una sola nazione – la Francia, per esempio – è fattibile e non ci sono rischi di far fuggire gli investitori finanziari. Lo sostiene un rapporto presentato ieri all’Unesco, redatto dalla società  99 Partners Advisory, su richiesta di Unitaid, il fondo voluto da Jacques Chirac per raccogliere le mini-tasse sui biglietti d’aereo destinate a finanziare la lotta all’Aids e alla malaria. Francia e Germania hanno chiesto alla Commissione di studiare la possibilità  di introdurre la Tobin Tax nell’Unione europea. Ma, per venire approvata, questa misura fiscale richiede l’unanimità  a 27. Francia e Germania potrebbero così fare il primo passo, da sole, suggeriscono le ong. La Francia, con una tassa del solo 0,2% per le azioni e dello 0,005% per le obbligazioni di stato, porterebbe nelle casse 12,5 miliardi. E sempre rispetto alla Tobin tax, ieri si è espresso anche il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, nel corso del dibattito sulla crisi al Parlamento europeo: la Ue – ha spiegato il presidente nel suo intervento a Strasburgo – «proporrà  l’introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie», la cosiddetta Tobin Tax.


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