Amnistia. La Birmania ha liberato i primi prigionieri

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Il governo birmano ha iniziato a rilasciare alcuni tra i 6.359 prigionieri a cui ha concesso l’amnistia, come annunciato alla tv di Stato martedì. L’amnistia riguarda detenuti particolarmente vecchi o malati, quelli disabili e quelli che hanno dimostrato una buona condotta. Le prime persone sono state liberate mercoledì a mezzogiorno – ora locale – e almeno 70 tra loro sono prigionieri politici, stando a quanto ha detto un’associazione per i diritti umani.

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Tra loro ci sono alcuni membri della Lega nazionale per la democrazia, il partito di Aung San Suu Kyi, che conta più di 200 detenuti politici. È stato liberato anche Zarganar, un comico e dissidente incarcerato nel 2008. Zarganar aveva criticato in alcune interviste alla stampa straniera il modo in cui la giunta militare aveva gestito l’emergenza del ciclone Nargis, che si è abbattuto sulla Birmania nel 2008 uccidendo quasi 140.000 persone. Il comico è stato condannato per procurato allarme e per aver passato informazioni alla stampa.

Non è ancora chiaro quanti sono i detenuti politici che verranno liberati dal regime. Secondo Amnesty International in Birmania sono più di 2.200: sopravvivono in condizioni molto dure e subiscono torture e trattamenti crudeli. Si tratta soprattutto di giornalisti, attivisti per la democrazia, critici del governo, monaci coinvolti nelle proteste del 2007 e appartenenti alle minoranze etniche del paese che chiedono maggiore autonomia.

Le associazioni per i diritti umani hanno accolto con favore la notizia ma hanno chiesto radicali riforme in senso democratico e la fine dell’influenza dell’esercito nel governo. Secondo molti l’amnistia è una mossa del presidente Thein Sein per ottenere la fine delle sanzioni sul traffico di armi e sugli investimenti imposte dagli Stati Uniti, e per ottenere legittimità  a livello internazionale. Sein è un ex generale che si è dimesso per candidarsi da civile alle elezioni. È stato eletto presidente nel marzo 2011 e negli ultimi tempi sta cercando di migliorare l’immagine del suo governo sia a livello nazionale che internazionale: ha incontrato membri dell’opposizione e leader delle minoranze etniche che hanno guidato una lotta armata contro il regime; ha smesso di criticare la stampa e i governi internazionali attraverso i giornali, strettamente controllati dalla giunta; ha permesso a Suu Kyi maggiore libertà  di movimento concedendole di allontanarsi per la prima volta da Rangoon per un viaggio politico. Il Segretario di Stato americano Hillary Clinton ha parlato di «segnali incoraggianti», ma ha aggiunto che è ancora troppo presto per gli Stati Uniti per prendere nuove decisioni.


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