Liberalizzazioni, vendite, tagli agli statali e per la crescita sì al nuovo apprendistato

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ROMA – Liberalizzazioni, semplificazioni, misure sul pubblico impiego, lotta all’evasione, un pacchetto sul lavoro, dismissioni del patrimonio pubblico. La lettera che giungerà  oggi a Bruxelles dovrebbe ricalcare molti dei capitoli – seppur espressi per sommi capi – del decreto sviluppo, ancora nella sua versione di bozza e la cui definizione slitta ormai a dopo il vertice europeo.
La bozza corposa delle misure per la crescita (126 articoli, oltre 200 pagine) – che contiene però anche il pacchetto “sanatorie” da 10 miliardi, la cui presenza è stata frettolosamente smentita da Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico («Nessun condono nel provvedimento») e che fa a pugni con la lotta all’evasione rilanciata dalla manovra d’agosto di Tremonti – viene dunque confermata, nelle sue linee essenziali. Linee non distanti dalla successione di richieste che la Banca centrale europea aveva stilato nella famosa lettera dei primi d’agosto siglata da Trichet e Draghi, il governatore uscente e quello entrante.
Tra le novità  della “nota” di Berlusconi all’Europa, che potrebbero essere recepite dal decreto sviluppo o rientrare in altri pacchetti per la crescita, vi sono misure sul pubblico impiego. Drastiche, stile-Grecia, secondo alcune ipotesi, come riduzioni di organici e stipendi. In linea con la missiva Bce, che suggeriva «una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover (il ricambio, ndr) e, se necessario, riducendo gli stipendi». O più “soft”, secondo altre ipotesi, come l’estensione anche al comparto statale del discusso articolo 8 della manovra d’agosto. Ovvero la possibilità  di derogare alle leggi nazionali, anche allo Statuto dei lavoratori, aggirando così l’articolo 18 sui licenziamenti. Un piatto succoso da usare come merce di scambio per ammorbidire la Lega sulle pensioni.
Sul piano delle liberalizzazioni, potrebbe poi essere colto un altro monito europeo, a fare di più su professioni e servizi pubblici locali. Privatizzandone alcuni, come trasporti e raccolta rifiuti. O mettendo sul mercato anche le ferrovie regionali. E vendendo oltre 1.300 farmacie comunali. Troverebbe una conferma il pacchetto lavoro, messo a punto dal ministro Sacconi, che ruota attorno al rilancio in grande stile del contratto di apprendistato (quelli che partiranno nel 2012 e 2013 avranno i contributi azzerati). E prevede incentivi per l’assunzione di giovani e mamme disoccupate (5 punti percentuali di sconto su contributi e Irpef per ogni figlio), sgravi fiscali del 2% per gli studenti-lavoratori. Oltre al credito d’imposta per gli imprenditori che assumono al Sud. Credito coperto dai miliardi non ancora spesi dei fondi strutturali europei, in scadenza entro l’anno. Infine, l’aliquota Iva agevolata all’1% per i precari under 40 che vogliono acquistare casa.
Altra conferma anche per i “pacchetti” Calderoli e Brunetta. Misure per semplificare e decertificare. Le zone a burocrazia zero, sperimentate nel Mezzogiorno, saranno ad esempio estese al resto del Paese. Sancita la libertà  di costruire e il metodo del silenzio-assenso per molte opere. Oltre alla versione elettronica obbligatoria per diversi documenti relativi a scuola, università  e salute: pagelle, iscrizioni, rette, certificati medici, ricette per i farmaci, tutti online. Il capitolo sulle infrastrutture, voluto da Tremonti, dovrebbe attirare i capitali privati nelle grandi opere pubbliche «immediatamente cantierabili», offrendo sconti fiscali (meno Ires e Irap), a copertura parziale o totale del contributo dello Stato.


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