Moschea bruciata, choc in Israele

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GERUSALEMME — «Vendetta», hanno scritto sui muri anneriti dal fumo e poi una parola sola: «Palmer». Vendetta per la morte di Asher Palmer, il colono colpito dieci giorni fa da un sasso mentre guidava, morto assieme al figlio d’un anno e mezzo. I coloni sono arrivati che era ancora buio a Tuba-Zangariya, Galilea del Nord. Hanno fatto veloce: il Corano bruciato, i tappeti inceneriti, le scritte spray. Non è la prima volta che vandalizzano una moschea dei palestinesi: solo quest’anno, vi si sono dedicati altre quattro volte. È la prima volta, da parecchio tempo, che ne incendiano una dentro Israele, dove vanno a pregare gli arabi israeliani. Sapendo di restare impuniti, come accade nella maggior parte dei casi. Sapendo che la caccia ai coloni violenti non è una priorità  per il governo Netanyahu, nonostante il premier ora si definisca «furioso» e «scioccato» dalle immagini del rogo: «Sono indegne d’Israele, un atto contrario ai valori del nostro Stato che attribuisce un’importanza suprema alla libertà  di religione e di culto».

Non è più tempo di saldi. Il prezzo di queste azioni, dieci giorni dopo il discorso di Abu Mazen all’Onu, stavolta rischia d’essere alto. E così alla condanna di Bibi s’aggiungono quelle di ministri e rabbini, con Shimon Peres che annuncia una visita alla moschea incendiata e la polizia che in tempi record fa alcuni arresti. «Oggi ci riuniremo per il da farsi — minaccia l’imam Uthman Al Hayeb —. È un fatto sconvolgente, questa è la casa di Dio: chi ce l’ha tolta, non resterà  impunito». Le sassaiole, i copertoni bruciati, i lacrimogeni sono solo un assaggio: «Sono venuti dalla colonia di Rosh Pinna — dice un arabo —. Ce l’aspettavamo. E da settimane, a Safed c’è un rabbino che predica la violenza contro di noi».

L’escalation è già  nei fatti: negli ultimi sette mesi, dalla terribile strage d’una famiglia israeliana a Itamar, bambini sgozzati nella notte, gli attacchi dei coloni sono aumentati del 57%. Uliveti devastati, case di pacifisti assaltate. Lo scorso mese, ha fatto discutere il blog d’un riservista che ha raccontato come i Territori siano ormai diventati un Far West senza leggi: «Per noi — ha scritto il soldato — più che i palestinesi, i veri nemici sono i coloni. Sabotano le nostre jeep, ma nessuno li punisce». Su questo mezzo milione d’israeliani, che occupano illegalmente più di cento aree palestinesi, Netanyahu sta giocando la sua partita. Domenica, quando ha accettato la proposta di negoziati diretti e senza precondizioni, dai palestinesi s’è di nuovo sentito rispondere che il suo governo deve fare qualcosa nelle colonie. «Israele è sempre più isolato», è venuto a dire anche Leon Panetta, capo del Pentagono: «Sono tempi drammatici per il Medio Oriente e bisogna capire se a Israele basta una superiorità  militare, mentre s’isola nell’arena diplomatica. Dico alle due parti che non ci perdono nulla a riprendere il dialogo. Non c’è alternativa ai negoziati». A meno che si voglia giocare agl’incendiari.


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