Più poteri alla polizia, sì all’uso delle armi quel giro di vite figlio degli anni di piombo

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ROMA – La legge Reale che prevedeva norme transitorie sull’ordine pubblico è stata istituita nel 1978 è restò in vigore fino al 1989 quando fu varata la legge Vassalli-Pisapia del nuovo codice di procedura penale. Allora furono abrogate norme che prevedevano il fermo di polizia fino a 96 ore, il giudizio direttissimo di reati relativi all’ordine pubblico e le perquisizioni personale fatte dalla polizia senza mandato del giudice. Sopravvissero invece altre leggi, come l’interpretazione della XII disposizione transitoria sul divieto di ricostituzione del partito fascista. E come anche la possibilità  per la polizia di perquisire senza autorizzazione del giudice in caso di sospetto di armi. È rimasta in vigore anche la cosiddetta legge “casco”, quella invocata dal vicecapogruppo dei deputati Osvaldo Napoli che vieta in caso di manifestazioni pubbliche di usare cachi o passamontagna. È la norma che vorrebbe essere estesa per vietare alle donne islamiste di indossare il burqa, in corso di discussione in Parlamento. Le leggi che riguardavano le misure di prevenzione contro i terroristi sono state estese ai mafiosi e inserite nel codice antimafia entrato in vigore l’11 settembre scorso.
Ma la legge Reale, per il suoi contenuti, fu sottoposta a referendum anche sotto la pressione dei parenti di chi era rimasto ucciso dalle forze dell’ordine per effetto di quella normativa che ampliava il numero di casi in cui era legittimo l’uso delle armi di ordinanza. Il referendum abrogativo, che si tenne a poco più di un mese dal ritrovamento del cadavere di Aldo Moro in via Caetani, non passò, la legge rimase in vigore. Alla consultazione popolare diede indicazione di votare contro l’abrogazione anche il Pci, che tre anni prima in Parlamento aveva votato contro la norma. Secondo “625, un libro bianco sulla legge Reale” pubblicato nel 1990 dal centro di iniziativa Luca Rossi di Milano, le vittime della normativa approvata sull’onda di tensioni sociali negli anni ‘70 furono appunto 625 nei primi 15 anni di applicazione, vale a dire dal ‘75 al ‘90. Di queste, 254 furono i morti, 371 i feriti. Il libro contiene un sorta di catalogazione dei casi di “morte da legge Reale”. In 153 casi si trattò di persone che non si erano fermate al posto di blocco o all’intimazione di alt. In 65 casi le forze dell’ordine hanno parlato di «colpo partito accidentalmente». A Roma, per fare un esempio, «Laura Rendina, 28 anni, si era fermata in auto con altri parenti vicino all’abitazione della famiglia moro e di altri politici, quando sente battere ai finestrini e si trova puntata una pistola. Presa dal panico ripartì, ma fu raggiunta da colpi sparati all’impazzata».


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