È tornato il popolo dell’acqua

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La manifestazione nazionale di oggi a Roma dovrebbe far capire che indietro – dopo aver sconfitto la maledizione del quorum – non si torna. E che il voto del 12 e 13 giugno chiede di aprire le porte a una politica nuova, basata sul quotidiano dei cittadini Con il Pdl la risposta in tema di privatizzazioni era chiara. Con Monti il contorno dei futuri interventi resta indefinito A scuola il peggio che poteva capitare era la scena muta, non dire neanche una parola davanti al professore che incalzava con le domande. Oggi, paradossalmente, i ruoli sono invertiti: il governo accademico tace, colpevolmente, sul dossier privatizzazioni, nonostante un referendum da rispettare, che ha espresso un giudizio cristallino.
Questo sarà  il pensiero che oggi accompagnerà  la manifestazione nazionale per l’acqua pubblica e per la difesa, più generale, dei beni comuni, organizzata da quella galassia di comitati e associazioni che hanno compiuto due miracoli in pochi mesi. Prima hanno raccolto il numero record di firme, quasi un milione e mezzo, per proporre due referendum su un tema che a mala pena appariva sulla stampa mainstream; poi hanno portato a votare ventisette milioni di italiani, sconfiggendo la maledizione del quorum, che durava dai primi anni ’90. E se la storia insegna ancora qualcosa, come il referendum sul sistema elettorale marcò il passaggio alla seconda Repubblica – epoca di certo non fortunata – quel voto del 12 e 13 giugno potrebbe, anzi, dovrebbe, aprire le porte ad una politica nuova, basata sulla partecipazione e sulla difesa di quel minimo comun denominatore dello stato che è il quotidiano dei cittadini. In piazza oggi si scende per difendere l’acqua, un sistema corretto e pubblico di gestione dei rifiuti, un trasporto locale decente e sostenibile, un insieme di servizi pubblici locali affidati dalla costituzione all’elemento democratico più vicino alle persone, alle amministrazioni comunali. Ed è questo il vero fronte di scontro, che è iniziato con la legge Ronchi-Fitto del governo Berlusconi nel 2009, in parte poi abrogata dai referendum, e che continua sotto le ceneri oggi, con il prof. Mario Monti.
L’articolo 4 nel pacchetto
Se con il Pdl era chiara la risposta del governo in tema di privatizzazioni – il 13 agosto l’esecutivo ha approvato un pacchetto che cede ai privati buona parte dei servizi pubblici locali – con l’arrivo dell’ex commissario alla concorrenza è scesa una nebbiolina che rende indefinito il contorno dei futuri interventi. L’unico dato certo fino ad oggi è la conferma venuta dal discorso del nuovo premier al Senato, quando ha apertamente confermato la manovra votata alla vigilia di Ferragosto. Quel pacchetto contiene l’articolo quattro, che obbliga le amministrazioni comunali a cedere ai privati buona parte delle azioni delle municipalizzate; azione resa ancora più forte dall’ultimo atto del governo Berlusconi, la legge di stabilità , che prevede il commissariamento di quei comuni che non obbediranno.
Di nuovo in prima linea
Il popolo dell’acqua si trova, dunque, di nuovo sulla prima linea nella difesa dei beni comuni, portandosi dietro le lotte dei tanti comitati storici che hanno reso la vita delle multinazionali dei servizi abbastanza difficile. Hanno usato fino ad oggi una sorta di “guerriglia giuridica”, scovando i nodi di un sistema di gestione privato ingiusto, non sostenibile e in sostanza antidemocratico. Trovarsi davanti famiglie con reddito minimo non in grado di far fronte al pagamento della bolletta dell’acqua, con alla porta vigilantes armati che accompagnano i tecnici mandati a tagliare i tubi – come avveniva con Acqualatina – è in fondo l’assaggio di quel mondo che i capitali speculativi vorrebbero proporre come ricetta per la crisi. Ed è solo il primo passo, in fondo, per la conquista della salute, dell’educazione, dei trasporti pubblici, pezzi di stato che per il mercato sono il vero business del futuro: sicuro, basato spesso su monopoli naturali, non soggetto alle crisi cicliche.
Solo due anni fa un noto istituto di credito pubblicizzava alcuni fondi di investimento con l’immagine di un distributore di benzina che dispensava acqua. Spiegava, agli investitori, che loro, i signori della finanza, già  conoscevano il valore futuro dell’acqua. Un valore talmente significativo da far precipitare le aspettative di guadagno sul mercato idrico italiano dei colossi francesi, subito dopo il referendum. E di certo sorge almeno un dubbio guardando il grafico del differenziale tra Btp e Bund: lo spread è iniziato a salire i primi giorni di luglio, quando la Bce e il Fondo monetario internazionale hanno chiesto apertamente all’Italia aperture decise al mercato privato. A ottobre è poi arrivata la lettera della Commissione europea al governo italiano, che apertamente chiedeva contromisure rispetto al referendum: «È possibile ottenere maggiori informazioni che spieghino quali provvedimenti di riforma si pensa di varare nel settore delle acque, malgrado i risultati del recente referendum?», era la domanda diretta rivolta da Bruxelles al premier Berlusconi, poco prima delle dimissioni. Un interrogativo che chiarisce apertamente la via europea all’uscita dalla crisi.
Storico terreno di conquista
Ancora non è chiaro quale sia stato il piano presentato dal nuovo presidente del Consiglio Mario Monti nei suoi incontri con Angela Merkel e Nicholas Sarkozy. È probabile che il presidente francese abbia in qualche maniera chiesto rassicurazioni rispetto all’apertura al mercato dei servizi pubblici, storico terreno di conquista per il modello del partnerariato pubblico-privato, cavallo di Troia per le privatizzazioni sostenute da Suez e Veolia, i giganti d’oltralpe presenti in Italia dai primi anni ’90. La manifestazione di oggi dovrà  far capire che indietro non si torna: il voto di giugno è la frontiere invalicabile dei beni comuni.

DALLE 14 ALLE 200 Il programma

La manifestazione romana di oggi, «per il rispetto dell’esito referendario, per un’uscita alternativa dalla crisi», è convocata alle ore in 14 Piazza della Repubblica. Il corteo si snoderà  lungo via delle Terme di Diocleziano, via Giovanni Amendola, via Cavour, piazza Esquilino, via Liberiana, piazza S. Maria Maggiore, via Merulana, largo Brancaccio, via Labicana, via Celio Vipenna, via di S. Gregorio, via dei Cerchi, piazza Bocca della Verità . Le conclusioni sono affidate agli interventi dei comitati del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, delle reti, dei movimenti e delle organizzazioni aderenti, oltre a interventi musicali e performanze teatrali. La chiusura è prevista intorno alle ore 20. Info: 06 6832638; 06 68217934

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Gli organizzatori
«Chiediamo rispetto»
(Forum dei movimenti per l’acqua)

  Oggi il popolo dell’acqua tornerà  in piazza. Lo facciamo perché il 12 e 13 giugno scorsi la maggioranza assoluta del popolo italiano ha votato per l’uscita dell’acqua dalle logiche di mercato, per la sua affermazione come bene comune e diritto umano universale e per una gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico.
Nulla di quanto deciso ha trovato attuazione: la legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua continua a giacere nei cassetti delle commissioni parlamentari, gli enti locali – ad eccezione del comune di Napoli – proseguono la gestione dei servizi idrici attraverso S.p.A. e nessun gestore ha tolto i profitti dalla tariffa.
Non solo. Con l’alibi della crisi e dei diktat della Banca Centrale Europea, il governo Berlusconi ha rilanciato, attraverso l’art. 4 della manovra estiva successivamente rafforzato con la legge di stabilità , una nuova stagione di privatizzazioni dei servizi pubblici locali, addirittura riproponendo il famigerato”Decreto Ronchi” abrogato dal referendum.
Gli stessi soggetti gestori e gli ATO non hanno finora proceduto all’elimininazione del profitto garantito dalle tariffe del servizio idrico, di fatto disconoscendo l’esito del secondo referendum e lo stesso pronunciamento della Corte Costituzionale chiaramente esplicitato nella sentenza di ammissibilità  del quesito.
Abbiamo chiesto un incontro al nuovo Presidente del Consiglio Monti, perché il nuovo esecutivo non può sottrarsi dal rispettare l’esito referendario.
Il popolo dell’acqua torna a riempire le strade di Roma per non subire questo vulnus democratico. Nonostante i grandi media abbiano tentato di far calare un silenzio assordante su questi temi, la spinta che ha portato al raggiungimento del quorum nei referendum di giugno non si è esaurita con essi.
Per questo, il movimento per l’acqua si prepara a lanciare la campagna nazionale “Obbedienza civile”, una campagna che, obbedendo al mandato del popolo italiano, produrrà  in tutti i territori e con tutti i cittadini percorsi auto organizzati e collettivi di riduzione delle tariffe dell’acqua.
La manifestazione nazionale sarà  anche l’occasione di rilancio dell’iniziativa per la ripubblicizzazione del servizio idrico, sia con azioni a sostegno della nostra legge di iniziativa popolare affinché sia discussa e approvata dal Parlamento, sia per avviare a livello territoriale la trasformazione in enti di diritto pubblico dei soggetti gestori privati ad oggi operanti, in particolare a partire dalle S.p.A. a totale pubblico presenti in grandi città  come Torino, Milano, Venezia, Palermo e altre ancora.
Quello che avviene per l’acqua è il paradigma di uno scenario della crisi globale. Un sistema insostenibile è giunto al capolinea. I poteri forti invece di prenderne atto invertendo la rotta, ne hanno deciso la prosecuzione, attraverso la continua restrizione del ruolo del pubblico a colpi di necessità  imposte dalla riduzione del debito e dai patti di stabilità , la consegna dei beni comuni al mercato, tra cui la conoscenza e la cultura, lo smantellamento dei diritti del lavoro anche attraverso l’art. 8 della manovra estiva, la precarizzazione dell’intera società .
Un altro modello di società  è necessario per l’intero pianeta, proveremo a costruirlo anche nei prossimi appuntamenti internazionali, come la conferenza sui cambiamenti climatici di Durban di fine novembre e a Marsiglia nel Forum Alternativo Mondiale dell’acqua a Marzo 2012.


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