Il sì di Bersani: “Siamo in emergenza” ma il partito è diviso sulla cura anti-crisi

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ROMA – La disponibilità  del Pd c’è tutta. Dopo l’incarico a Monti, Bersani ribadisce l’appoggio convinto che ha già  espresso al presidente Napolitano nella consultazione al Quirinale. La questione della squadra è avviata sui binari giusti: «C’è il nostro impegno per un governo di transizione che sia totalmente nuovo e con una forte caratura tecnica». Ma è il programma a costituire l’altro scoglio per i Democratici. Sia il segretario che il vice Enrico Letta hanno chiesto che il criterio ispiratore sia «equità , equità , equità ». E oltre ad affrontare l’emergenza economica, nell’agenda della nuova fase ci deve essere anche «il cambiamento della legge elettorale e mettere mano alle riforme istituzionali», con la riduzione dei costi della politica. Condivisione sulle liberalizzazioni: appena il governo si insedierà  il Pd presenterà  il pacchetto di proposte finora bocciate. Ma i “nodi” da sciogliere sono su pensioni, flessibilità  del lavoro, e su quali misure per la crescita. «Non c’è crescita senza redistribuzione», ha detto più volte il segretario, che si fa garante affinché non ci sia macelleria sociale. «La nostra preoccupazione – dice – è quella del lavoro, del reddito, del risparmio delle famiglie».
A Napolitano Di Pietro ha chiesto che il governo Monti sia a tempo. Casini, il leader del Terzo Polo, ritiene impensabile un governo con la data di scadenza: «Siamo sulla luna se non capiamo qual è la situazione. La lettera della Bce ha parlato di riforme che richiedono tempo». Emma Bonino, la leader dei radicali, rilancia: «Serve coraggio e ambizione. Bisognerà  vedere se nei prossimi giorni nasce una maggioranza capace di lavorare fino al 2013 e fare le riforem di cui l’Italia ha bisogno da vent’anni o se sarà  in mano ai tecnocrati». Oggi lo stato maggiore dei Democratici (segretario, vice, la presidente Bindi e i capigruppo Anna Finocchiaro e Dario Franceschini) si riunisce al Nazareno. «Ora andiamo al confronto sui contenuti», spiega Franceschini. A Orvieto, dove c’è l’assemblea di “Libertà  eguale”, Walter Veltroni incalza: «Serve il vero Pd, al centro dello schieramento dei riformisti, e che detti non la sua agenda, ma l’agenda del paese, anche quando si tratta di verità  scomode come quella di Ichino, che tutti devono rispettare». Ovvero flessibilità , flexsecurity.
Un alt a forzature arriva da Stefano Fassina, il responsabile economia del Pd: «C’è un problema di equità  che va ripristinato. Non mi aspetto un intervento sull’articolo 18. Monti è una persona equilibrata e sa che non c’entra con i problemi dell’Italia». Le questioni strutturali dell’economia e del funzionamento dello Stato sono quindi sul tavolo. Letta afferma: «Monti sarà  una sorpresa per tutti; ritengono che sia il liberista bocconiano: è il miglior interprete dell’economia sociale di mercato». Ma i Democratici fino a che punto saranno disposti a spingersi nella modernizzazione del welfare e dell’economia? Cesare Damiano, l’ex ministro del lavoro, ad esempio, sulle pensioni frena. Casini sull’ingresso al governo. «Ci vado solo se eletto». E annuncia che telefonerà  a Berlusconi.


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