“Scuole e negozi aperti, una follia” la rabbia della città  dopo il disastro

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GENOVA – La polemica sulla decisione del sindaco Marta Vincenzi di tenere aperte scuole e negozi infuria su Facebook. Sulla pagina “mandiamo a casa la Vincenzi” del social network, i cittadini dedicano al primo cittadino centinaia di frasi poco benevoli del tipo “non sei il nostro sindaco”, “vergogna”, “game over”. I genovesi sono infuriati. I commercianti di San Fruttuoso, il quartiere più colpito dall’alluvione, vanno all’attacco. «Avrebbe dovuto stappare i tombini, non mettere i parcheggi a pagamento». E ancora. «Le previsioni erano infauste, non è stato fatto niente per informarci dei rischi che correvamo”, “per colpa sua abbiamo perso tutto”. I più agguerriti sono i genitori che per ore non hanno saputo che fine avessero fatto i loro figli perché i cellulari erano andati in tilt, i centralini delle forze di polizia erano intasati, quelli delle scuole isolati. Quaranta bambini di un asilo sono stati salvati dai vigili del fuoco, in altri due cinquanta sono rimasti intrappolati ai piani superiori e in quattro istituti superiori gli studenti sono rimasti in classe tutto il pomeriggio senza riuscire a contattare nessuno. Dopo il disastro, arriva il dietro front del Comune. Oggi tutti gli studenti dovranno restare a casa. Forse, saranno state le parole del capo della protezione civile nazionale, il prefetto Franco Gabrielli sul peggioramento delle condizioni meteo, a convincere il sindaco che era la scelta da fare. «La situazione meteorologica è volta al peggioramento e lungi dall’essere conclusa – ha spiegato da Roma – . Le precipitazioni proseguiranno nelle zone colpite per tutta la notte e interesseranno il savonese, l’imperiese e il Piemonte. Siamo preoccupati anche per le conseguenze del Po e degli affluenti minori, c’è una situazione di grande attenzione. I modelli di precipitazione sono superiori a quelli della giornata di oggi e la situazione resterà  pericolosa fino a domenica. Ancora 48-60 ore di allerta». Gabrielli entra con forza nella discussione sull’apocalisse che ha colpito Genova. «I bollettini meteo della Liguria, autonomi, avevano fotografato perfettamente la situazione a rischio, poi non è semplice capire quali saranno gli effetti al suolo. Sono piovuti 500 millimetri in 12 ore, quattro volte tanto le precipitazioni su Roma due settimane fa. Il sindaco ha ragione, è stato un evento eccezionale. Se la Vincenzi avesse chiuso le scuole e fermato la città , e le precipitazioni poi non fossero state così violente, il giorno dopo sarebbe stato crocifisso come lo è stato Obama dopo il mancato uragano. Vedere immagini di cittadini che continuano a camminare con l’acqua sopra le ginocchia e fanno riprese in condizioni di pericolo fa capire che in una calamità  l’autoprotezione fa la differenza». Poi la stoccata. «Queste liturgie di pianto successivo, anche dei politici, sono lacrime di coccodrillo offensive nei confronti dei morti. In troppe zone ci sono stati comportamenti pubblici che queste tragedie le hanno provocate. I sindaci che hanno lasciato costruire dove non si poteva, che hanno condonato case per le quali, poi, si avrà  anche il coraggio di chiedere un risarcimento. Le vittime delle alluvioni sono il prezzo della politica del condono». Il discorso tocca poi i tagli alla prevenzione. «La protezione civile si muove nell’immediatezza, ma per tutto quello che servirà  dopo è un’istituzione paralizzata dal ministero dell’Economia e dai tagli finanziari. Da marzo ad oggi ci sono stati sette alluvioni, nel Messinese, nelle Marche con quattro morti, in Basilicata, in Puglia, poi a Roma e alla Cinque Terre, ma la legge varata da Tremonti non ha consentito di elargire un euro». I soldi avrebbero potuto salvare Genova. Mancano 250 milioni di euro per realizzare un’opera di cui si parla da 30 anni. È lo scolmatore del Bisagno, che porterebbe le acque del suo maggiore affluente, il Fereggiano che è straripato ieri, fino al mare. Un tunnel di 6 chilometri, la cui prima realizzazione si era arenata vent’anni fa durante tangentopoli tra arresti e decine di miliardi sprecati. Ma è necessario: purtroppo del nuovo progetto si è persa traccia nel 2008 al consiglio superiore dei lavori pubblici.


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