In undici mesi il 29% di pensioni in meno

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MILANO — Il desiderio di lasciare il lavoro e salire sull’ultimo treno possibile per la pensione era forte. E ha contagiato un numero crescente di lavoratori, soprattutto nelle ultime settimane, di fronte alla girandola di ipotesi di modifica al sistema previdenziale. Ma nel 2011 la temuta fuga dal mondo del lavoro non c’è stata. Almeno stando ai dati dei primi 11 mesi dell’anno, relativi alle pensioni liquidate dall’Inps. Il totale delle pensioni di vecchiaia e di anzianità  liquidate al 30 novembre ammonta a poco meno di 225 mila (224.856), in diminuzione del 29,5% (oltre 94 mila) nel confronto con lo stesso periodo dello scorso anno.

Sicuramente l’effetto finestre si è manifestato con le prime conseguenze concrete, visto che il calo più consistente è stato registrato per le nuove pensioni di vecchiaia, che prevedono 65 anni di età  anagrafica per gli uomini e 60 per le donne in base alle norme ancora in vigore quest’anno, ma che con l’introduzione della «finestra mobile» sono diventati, rispettivamente, 66 e 61 anni. Per il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, è anche l’effetto delle riforme della previdenza («che hanno funzionato») definite prima del decreto salva Italia. Come del resto ha prontamente sottolineato anche Giuliano Cazzola (Pdl), secondo il quale «questi dati stanno a dimostrare che anche il precedente governo aveva adottato delle misure utili a contenere la spesa e a ritardare il pensionamento: insieme alle cosiddette finestre mobili erano stati assunti provvedimenti di carattere strutturale che il governo Monti ha correttamente confermato». Per l’ex vicepresidente della commissione Lavoro della Camera, noto per le sue posizione riformiste in materia previdenziale, «le nuove misure previste nel decreto convertito prima di Natale vanno però più a fondo e scrivono la parola fine sul caso dei trattamenti di anzianità ; d’ora in avanti la pensione anticipata sarà  consentita soltanto a fronte di precisi requisiti e subendo una penalizzazione economica, del tutto coerente con la logica del modello contributivo».
Quest’anno ce l’hanno fatta a uscire dal mondo del lavoro solo coloro che avevano raggiunto i requisiti necessari per andare in pensione nel 2010, dal momento che è invece scattata la finestra mobile per chi i requisiti li ha maturati solo quest’anno, rinviando così tutti al 2012. Da maggio è infatti scattato il blocco quasi totale per le pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti: su un totale di 46.778 pensioni di vecchiaia ai lavoratori dipendenti, più di 39 mila sono state erogate tra gennaio e aprile, grazie alle uscite con le vecchie finestre. Risultato: quest’anno per i lavoratori dipendenti il crollo delle pensioni di vecchiaia è stato del 48% rispetto alle 90.108 accertate nei primi 11 mesi del 2010.
Oltre ai lavoratori dipendenti, il calo complessivo delle pensioni ha riguardato anche gli autonomi (da 27.501 a 20.137 per i coltivatori diretti, da 53.416 a 38.107 per gli artigiani, da 46.362 a 32.369 per i commercianti).
C’è però anche un altro aspetto messo in evidenza da Mastrapasqua: nei primi 11 mesi dell’anno l’età  media di uscita dal lavoro è stata di 60,2 anni, in calo rispetto ai 60,4 del 2010 e ai 61,1 del 2009. Nel corso del 2011 l’uscita media dell’età  per anzianità  è stata di 58,5 anni per i dipendenti e 59 anni per gli autonomi (58,7 anni la media); per le pensioni di vecchiaia l’età  di uscita media è stata di 62,3 anni per i dipendenti e di 63,1 per gli autonomi (media 62,7).
«Negli altri Paesi europei — ha aggiunto il presidente dell’Inps — si esce dal lavoro più tardi e con tassi di sostituzione molto più bassi. A fronte del nostro 80% rispetto all’ultimo stipendio, in Germania chi va in pensione prende in media il 58,4% dell’ultima retribuzione. Ora il sistema è stato messo in sicurezza». Nel 2011 il bilancio finanziario di competenza dell’Inps chiuderà , secondo Mastrapasqua, in sostanziale pareggio, le cose potrebbero andare meglio nel 2012 grazie alle novità  in materia previdenziale introdotte con il decreto salva Italia sulle aliquote contributive degli autonomi, sul blocco delle indicizzazioni delle pensioni superiori a tre volte il minimo e sui contributi di solidarietà .


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