La Bce taglia i tassi all’1% e va in soccorso delle banche

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FRANCOFORTE – Mario Draghi taglia i tassi all’1%, il minimo storico, gela le aspettative di chi si attendeva un maggior impegno della Bce nell’acquisto di titoli di stato dei paesi in crisi, decide una maxi-iniezione di liquidità  alle banche e alza il pressing su Bruxelles: i politici devono varare la nuova governance europea e far funzionare il fondo salva-Stati. Sulla manovra del governo Monti, il presidente della Bce dichiara: «È molto incoraggiante» e capace di «rafforzare la fiducia». Dovranno però seguire «altre misure orientate alla crescita».
È il succo di una giornata di importanti decisioni per Eurolandia. Ventiquattr’ore intense che si snodano tra Francoforte e Bruxelles: Draghi prima presiede il board dell’Eurotower, poi vola al summit dei leader Ue. E dunque, per la seconda volta nel giro di un mese, decide di ridurre il costo del denaro dello 0,25%, portandolo a un livello mai raggiunto dal varo dell’euro. I mercati speravano in qualcosa di più. Sulle Borse pesano anche i suoi tanti distinguo sullo shopping di Bond, oltre ai niet sull’ipotesi di fare prestiti al Fmi per poi girarli ai paesi in crisi. Non ultimo, giocano in negativo le stime dell’Eba sulle banche. Così, tutte le “piazze” europee scendono e Milano è maglia nera con un meno 4,29%. Lo spread risale a quota 444 e il rendimento del Btp decennale italiano vola al 6,46%.
Con la nuova sforbiciata ai tassi, giunta nel pieno di un week-end cruciale per l’euro, Draghi prova a stimolare un’economia che, secondo le sue nuove stime, è peggiorata ulteriormente e nel 2012 rischia di trovarsi in recessione: la crescita prevista è ricorretta all’ingiù, tra -0,4% e uno striminzito +1%; solo verso la fine dell’anno s’intravede una ripresina. Oltre al costo del denaro, ridotto peraltro non all’unanimità , individua una serie di misure “non standard”, «tutte espansive», precisa, per sostenere il sistema bancario ed evitare un credit crunch, cioè una crisi di liquidità  dannosa per la crescita. Dopo la mossa concertata con le altre banche centrali globali, ecco ora due aste di rifinanziamento a 36 mesi con ammontare illimitato e tasso fisso. Vengono allentate le garanzie (collaterali) che le aziende di credito devono dare all’Eurotower in cambio del denaro: d’ora in avanti sarà  accettato un ventaglio più ampio di prodotti finanziari tra cui i cosiddetti Abs, cioè titoli garantiti da attivi come i mutui. Si dimezza all’1% la riserva obbligatoria (come quota dei depositi) che le banche devono trattenere. C’è un piano per prepararsi all’ipotesi della fine dell’euro? «Sarebbe imprudente creare un piano su qualcosa che si ritiene non abbia alcuna probabilità », è la replica. Sui discussi e quotidiani acquisti di titoli di stato dei paesi in crisi, Draghi frena: sono «temporanei e limitati nell’ammontare». E comunque, la Bce non hai «mai discusso» l’ipotesi di mettere un limite agli spread attraverso questo tipo di operazioni. Al contrario, ogni loro prolungamento è connesso con l’esito del vertice tra i big europei: tocca a loro decidere. Ai leader Ue, Draghi chiede una rapida intesa su una unione fiscale vera di tutti i paesi di Eurolandia: questo «accordo di bilancio è fondamentale contro la crisi». Bisogna che i Grandi «facciano il massimo per ripristinare la fiducia». Sull’eventualità  che l’Eurotower presti denaro al Fmi e questi ai paesi in crisi, afferma: «È legalmente complicato. Sarebbe come aggirare il divieto di prestare soldi agli stati». Fuori dalla banca, al gelo, protestano i giovani di “Occupy Ecb”.


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