Marchionne, è giallo sul futuro Fiat

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TORINO – Marchionne di nuovo al centro delle polemiche. Questa volta per una risposta ambigua alla domanda: «La Fiat potrebbe lasciare l’Italia». «La Fiat non può essere la vittima di una minoranza sindacale». «Dunque se ne può andare?». «Noi dobbiamo andare avanti, che posso fare? Se non ci sta più l’Italia che cosa vuole che faccia?». Questo è lo scambio di battute così come risulta dal testo diffuso dall’agenzia del Sole24 ore che riprende una dichiarazione rilasciata dal manager del Lingotto alla radio del gruppo di Confindustria. In serata il Lingotto precisa che «Marchionne non ha mai parlato di lasciare l’Italia», frase che, effettivamente, il manager non ha pronunciato. Ma le reazioni al nuovo attacco del numero uno di Torino al sistema sindacale italiano e alla Cgil non si sono fatte attendere. Tutto il mondo politico ha chiesto a Marchionne di chiarire mentre la Cgil ha commentato con Susanna Camusso: «Ogni volta che si fa un passo avanti, Marchionne ne fa fare uno indietro».
Il riferimento di Camusso è alla trattativa sul futuro di Termini Imerese, chiusa nei giorni scorsi in modo unitario tra i sindacati e la Fiat e ieri conclusa anche con il nuovo acquirente della fabbrica siciliana, Massimo Di Risio. L’accordo prevede che il nuovo titolare di Termini Imerese assuma tutti i dipendenti Fiat che non andranno in mobilità  entro la fine del 2013.
Le dichiarazioni esplosive di Marchionne giungono nel giorno in cui vengono diffusi dati preoccupanti sul mercato auto italiano. Che perde, nel confronto con il mese di novembre del 2010, poco più del 9 per cento e, secondo le previsioni del Centro Studi Promotor di Bologna, chiuderà  il 2011 a 1 milione e 750 mila pezzi venduti, un record negativo che è stato toccato solo a metà  degli anni Novanta. In questo scenario il gruppo Fiat perde il 10 per cento mantenendosi sotto il 30 per cento di quota di mercato, a 28,5. Notizie che vengono solo in parte compensate da quelle provenienti dall’America dove la Chrysler ha fatto il boom: più 45 per cento di vendite rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Il successo di vendite è il miglior effetto del salvataggio compiuto da Marchionne a Detroit grazie alle tecnologie importate dalla Fiat. E sarà  certamente l’andamento del mercato americano a salvare il gruppo di Torino nel 2012.


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