Strage Umbria Olii, condannato l’amministratore “Non adottò misure di prevenzione”

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PERUGIA – A cinque anni da quel doloroso 25 novembre, si chiude il capitolo della tragedia di Campello sul Clitunno: l’incidente sul lavoro costato la vita a quattro operai. Sette anni e sei mesi di reclusione per il “padrone”. Questa la condanna, per omicidio colposo plurimo, inflitta all’imprenditore Giorgio Del Papa, 63 anni, allora presidente del consiglio di amministrazione della Umbria Olii, azienda specializzata nella raffinazione dei liquidi vegetali. Lo ha stabilito il tribunale di Spoleto. Bastò un attimo. E l’esplosione dei silos fece quattro morti: Maurizio Milani, Giuseppe Coletti, Tullio Mottini e Vladimir Todhe. Il quinto operaio, Klaudio Demiri, si salvò miracolosamente. Solo perchè era alla guida della gru e non sulla passerella di collegamento di due silos come i suoi colleghi. Gli operai lavoravano per conto di una ditta esterna alla Umbra Olii.

Il risarcimento. Del Papa non era in aula al momento della lettura della sentenza del giudice Alberto Avenoso che ha stabilito, inoltre, una condanna al risarcimento pari a circa tre milioni di euro per i parenti delle vittime. Le stesse dalle quali l’imprenditore aveva persino preteso 35 milioni di euro. Il motivo? Secondo la tesi della difesa, a provocare l’incidente sarebbe stato un errore degli operai. Per i Pm, invece, che hanno rigettato la richiesta al mittente, la responsabilità  dell’accaduto è tutta dell’azienda: non ha adottato “misure tecniche e organizzative adeguate al fine di prevenire la formazione di atmosfere esplosive o comunque di evitarne l’accensione”. In più, Del Papa dovrà  risarcire il ministero dell’Ambiente e alla Regione per i danni provocati dall’olio fuorisciuto da una decina di silos distrutti in seguito al rogo. La cifra ammonta ad oltre un milione di euro.      

In trasferta per 16 euro in più.
“Adesso so che mio fratello può riposare in pace. Da innocente”. Lo dice con un filo di voce Lorena Coletti, parlando con Repubblica.it. Suo fratello Giuseppe – racconta ancora visibilmente scossa – quella mattina uscendo di casa salutò la moglie dicendole: “Oggi vado a lavoro per 16 euro in più. Tanto mi pagano la trasferta”. Alle 13 non c’era più. Indifferenza, freddezza e l’accusa. Queste le tre cose che in cinque anni hanno reso ancora più sofferta l’attesa della sentenza:”Del Papa non ci ha mai guardato negli occhi, non ci ha mai rivolto la parola in aula. Quanto abbiamo pianto davanti alle toghe – continua Lorena – quando sosteneva di essere lui la vittima, quando cambiava l’oggetto delle sue accuse. Prima era colpa dei quattro operai morti che avevano usato la fiamma ossidrica, poi del ragazzo sopravvissuto che manovrando la gru avrebbe strattonato il silos. E’ stata un’agonia. Nel giorno del primo anniversario della tragedia, Del Papa pose dei fiori e uno striscione con una frase di San Francesco sul luogo della tragedia. Dopo sei mesi ci ha chiesto un risarcimento”. Klaudio, l’operaio sopravvissuto, ha già  varcato la soglia dei trent’anni. Da qualche mese è diventato padre. “Ma non è facile andare avanti, lo so – conclude la Coletti – ai parenti delle vittime in attesa di giustizia dico di combattere sempre con coraggio, a testa alta”.       

Il ricorso e l’aggravante non considerata. Nonostante la gioia composta per la sentenza, ora i familiari degli operai morti sul lavoro temono che l’avvocato dell’imprenditore, Giuseppe La Spina, possa fare ricorso in appello contro la sentenza che al sindaco di Campello sul Clitunno, Paolo Pacifici appare “equilibrata”: “Conferma l’impianto accusatorio formulato dalla Procura della Repubblica – afferma il sindaco – Tuttavia merita un  approfondimento. Nella sentenza non viene riconosciuta l’aggravante di aver agito nonostante la previsione del reato. Aspetto le motivazioni per capire il perché”.

Ripristinare le norme di sicurezza. Marco Bazzoni, sindacalista esperto della materia, ha seguito fin dal principio la vicenda dell’Umbria Olii. “E’ una giusta sentenza – ha commentato – spero che venga confermata sia in Appello che in Cassazione. Sarebbe inaccettabile una riduzione della pena”. Non si limita ad un commento l’operaio. Continua a parlare determinato. E avanza una richiesta precisa al governo Monti e in particolar modo al ministro del Lavoro Elsa Fornero: “Chiediamo il ripristino delle norme per la sicurezza sul lavoro volute dal governo Prodi (il Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, ndr) stravolte dall’ex Governo Berlusconi con un decreto correttivo – dice Bazzoni – Dopo le frasi di circostanza ad ogni morte sul lavoro di politici, istituzioni, sindacati, è arrivato il momento dei fatti. Da anni si promettono l’aumento dei controlli, l’inasprimento delle pene per i responsabili delle morti dei lavoratori, l’educazione alla sicurezza nelle scuole, la velocizzazione dei processi in tribunale per gli infortuni sul lavoro. Ma nei fatti non vediamo nemmeno l’ombra di quanto detto o promesso”.


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