Cameron e Miliband d’accordo: no all’indipendenza della Scozia

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Il premier conservatore David Cameron e il leader dell’opposizione laburista Ed Miliband almeno su una cosa sono d’accordo: che la Scozia non deve diventare indipendente. I due ieri hanno fatto fronte unico sulla questione, sollevata il giorno prima dal leader dello Scottish National Party, Alex Salmond, con l’annuncio di un referendum sull’indipendenza da tenersi nel 2014 o comunq uu entro il 2016, dichiarandosi entrambi fermamente contrari allo scioglimento dell’unione di Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord. Ieri pomeriggio, un portavoce di Cameron si è spinto oltre, buttandola sugli aspetti finanziari che una eventuale indipendenza scozzese aprirebbe.
La Scozia potrebbe infatti scegliere o trovarsi costretta ad adottare l’aborrito euro (se ancora esisterà ), ha detto il portavoce del premier, e in ogni caso separandosi da Londra dovrebbe accollarsi una buona fetta del deficit del Regno unito. Le questioni della moneta e del deficit si uniscono a quelle dell’economia, della difesa, della costituzione e della rappresentanza in Europa tra i vari interrogativi ai quali si dovrebbe rispondere prima del referendum sull’indipendenza della Scozia di cui si discute. 
Fino ad ora solo il 35% degli scozzesi appoggia l’indipendenza e il leader del Snp Salmond cerca di guadagnare tempo per raccogliere un maggior numero di consensi e rinviare le consultazioni almeno nel 2014. Cameron ha cercato di prenderlo in contropiede proponendo un referendum su una domanda secca (sì o no, senza terze opzioni) in tempi brevi, già  nel 2013, e gestito da Westminster e da Londra. Salmond ha replicato ieri che il referendum si terrà  nel 2014 e sarà  completamente gestito al parlamento scozzese di Holyrood. Il leader indipendentista ha accusato Cameron di «voler decidere le regole per il nostro referendum pur non avendo alcun mandato che glielo permetta». 
Secondo alcuni, Salmond punterebbe in realtà  ad un’opzione di «devolution maggiorata» (quella che la controproposta di Cameron intende escludere), ovvero ad una Scozia ancora parte del Regno unito ma con maggior controllo sulle sue finanze, con il potere di tenere nelle sue casse i profitti della vendita del petrolio del mar del Nord e di fissare una tassa sulle imprese minore di quella inglese. 
Cameron e Miliband hanno espresso la loro comunità  di intenti durante il «Question time» alla Camera dei comuni, ieri. Il leader laburista ha detto che Inghilterra e Scozia sono «più forti se unite, più deboli se separate». Affermazione che il premier conservatore ha detto di condividere «al 100%».


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