Un incasso di almeno 50 miliardi colpendo le transazioni finanziarie
Fin dai primi approcci, la tassa che colpisce le transazioni finanziarie ha avuto alcuni sostenitori e molti detrattori. In discussione c’è soprattutto la capacità o meno di generare entrate rilevanti e, d’altro canto, l’efficacia di tagliare le unghie alle speculazione.
Come funziona
La proposta avanzata lo scorso 28 settembre dalla Commissione europea prevede due aliquote da applicare alle negoziazioni di strumenti finanziari, una dello 0,1% su azioni e obbligazioni, e una dello 0,01% sui contratti derivati. Sono esclusi i contratti sulle valute e soprattutto il mercato primario: in altre parole, la Tobin Tax non si applica alle aste di titoli di Stato, alle nuove azioni emesse da una società , ai collocamenti in Borsa. Soprattutto, non ha nessun rapporto con guadagni o perdite di Borsa: come l’Iva, si applica ogni volta che avviene uno scambio (in questo caso di strumenti finanziari). E scatta solo sui contratti che avvengono sul mercato secondario. «Però finirebbe comunque per avere un suo impatto sul mercato primario – dice Gianluigi Gugliotta, segretario generale di Assosim – perché chi sottoscrive un bond o un titolo di Stato sa che per venderlo prima della scadenza dovrà pagare una nuova tassa, quindi chiederà fin dal momento della sottoscrizione un rendimento più alto».
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