Boicottare fa bene Più «cassa» alla Omsa

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Non saranno licenziate le 240 operaie dell’Omsa di Faenza, che sotto l’albero di Natale avevano trovato in regalo l’annuncio della mobilità  a marzo, al termine della cassa integrazione. L’immediata reazione di lavoratrici, sindacati e dei potenziali acquirenti dei prodotti Golden Lady – con una campagna di boicottaggio che ha avuto vasta eco – ha convinto la proprietà  a tornare sui suoi passi. Così l’incontro di ieri al ministero dello Sviluppo economico si è concluso con l’impegno dell’azienda a richiedere già  oggi al ministero del lavoro la «cig in deroga». In parallelo è arrivata la conferma che ci sono trattative per la reindustrializzazione dell’area produttiva. Al summit ministeriale si sono presentati gli enti locali (Regione Emilia Romagna, Comune di Faenza e Provincia di Ravenna), i rappresentanti della Golden Lady e i sindacati. Al termine è stato firmato un verbale che fissa la road map delle prossime settimane: «C’è stato un passo avanti anche se la strada è ancora lunga – spiega Stefania Pomonte della Filctem Cgil – nonostante l’atteggiamento un po’ arrogante della proprietà , è stata accolta la richiesta di un ulteriore periodo di cig. Sarà  il ministero del Lavoro a valutarne tempi e modi. Inoltre tutte le istituzioni, dagli enti locali al ministero, hanno manifestato il loro impegno per una chiusura positiva della vertenza. Tuttavia resta la preoccupazione per i progetti di rilancio dell’area industriale, di cui ben poco si sa». Più ottimista la Femca Cisl, che con Sergio Spiller azzarda: «La trattativa per il subentro sarebbe in stato avanzato, da definire solo alcuni aspetti legati ai finanziamenti». Ma la Golden Lady, almeno a giudicare da quanto accaduto dopo la delocalizzazione della produzione Omsa in Serbia, non è stata certo attendibile sul fronte della reindustralizzazione.


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SOTTO IL MONTE LA BANCA CREPA

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L’anno 2013 non si apre sotto buoni auspici sul fronte finanziario. Così negli Stati uniti Obama, dopo Geithner, amico dei banchieri, ha nominato come nuovo ministro del tesoro J. Lew, un amico ancora più stretto che, se non altro, non potrà  fare molto peggio del primo. Ricordiamo soltanto come i due personaggi siano stati dei convinti campioni della deregulation finanziaria durante la presidenza Clinton che, allora, poderosamente, ha tanto contribuito ai guai nei quali oggi ci troviamo.

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