I sacrifici Giovani, impiegati, operai tutti in ginocchio per l’austerity

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ATENE – La Grecia torna alle urne. Si vota ad aprile e questo, per la gente, è forse l’unica bella notizia di queste ore. C’è aria di cambiamento, una svolta radicale. I partiti perdono pezzi e consensi; nessuno, compreso il Pasok, ha più la maggioranza in Parlamento. Non accadeva dal 1993. Tutti pagano la sofferta approvazione del pacchetto di austerità  imposto dalla Troika (Fmi, Bce, Ue). Le misure sono state divise in quattro distinti provvedimenti: lavoro e stipendi, creditori privati, ricapitalizzazione delle banche, pensioni. Il più contestato è quello sulla riforma del lavoro: taglio del 22% dei salari nel privato, 150 mila dipendenti pubblici da licenziare entro il 2015. Quindici mila solo quest’anno. Contratti congelati e validi solo due anni. Alla scadenza, rinnovo annuale. La Troika chiede nuove garanzie. Non si fida. Entro domani, quando si riunirà  l’Eurogruppo, pretende una lettera di impegno sottoscritta dal governo e dai leader dei tre partiti che lo sostengono. Ma nel carniere dei sacrifici mancano ancora 300 milioni: se non saranno trovati il prestito da 150 miliardi rischia di saltare. Si lavora sulle spese dei ministeri. Difesa e Sanità . I creditori privati avranno i loro soldi, ma decurtati del 70%.

LO STATALE “Persi tre stipendi l’anno spesa solo con maxisconti”    


La scure dell’austerità  si abbatte sui più garantiti. Che ora diventano i più deboli. I dipendenti. Per quelli del comparto pubblico scatterà  la libertà  di licenziamento: saranno decurtati 150 mila posti di lavoro entro il 2015. Almeno 15 mila andranno a casa per la fine dell’anno. Per risanare il deficit, bisogna ridurre un esercito formato da 965 mila impiegati e funzionari.
Ogni 5 licenziamenti ci sarà  una sola nuova assunzione. Con stipendi ridotti del 20 per cento. «Di fatto», ci spiega Gergiou che preferisce evitare il cognome, «perderemo il valore di tre stipendi l’anno, circa 2.100 euro». Secondo stime attendibili, il potere d’acquisto scenderà  del 40 per cento. La classe media e piccola greca si ritroverà  nelle stesse condizioni del 1960. Ma 42 anni dopo. «Per arrivare alla fine del mese», aggiunge Georgiou, «dovremo ricorrere ai mercati rionali, ai bonus offerti dai giornali, ai maxisconti dei negozi di periferia. I più frequentati sono quelli gestiti dagli extracomunitari». Molti tornano in campagna. Coltivare la terra procura almeno da mangiare.

IL POLIZIOTTO “Alt a promozioni e indennità  prezzo del piano della Troika”    


Nemmeno i dipendenti della Difesa si sentono tranquilli. Anche loro sono nel mirino dell’austerità  e rischiano di perdere posti di lavoro considerati inossidabili. In Grecia ci sono molti settori gestiti da uomini con le stellette. Un poliziotto, al primo impiego, percepisce uno stipendio di 600 euro. Poi usufruisce degli scatti di carriera. Ma i tagli hanno bloccato avanzamenti e indennità .
I poliziotti sembrano essere i più tartassati. Spiros, con ruolo di capitano in un commissariato, ci fa notare alcuni segnali eloquenti: «I tagli iniziano dalla scuole. Ne abbiamo prestigiose e molto frequentate. Ma da quest’anno i posti disponibili sono stati decurtati dell’80%. Questo significa un piano preciso. Niente scuola, niente diplomati, niente future assunzioni». Cosa accadrà ? «Si rivolgeranno di nuovo ai militari. Almeno di pensare ad una privatizzazione della polizia». Una battuta provocatoria. Molti sono convinti che i 300 milioni che mancano nel pacchetto promesso alla Troika arriveranno proprio dalla Difesa.

L’OPERAIO “Il nuovo contratto annuale per noi significa licenziamento”    


Dimitri lavora da 15 anni in una società  elettrica. E’ una di quelle privatizzate. Gode ancora del vecchio contratto che scade tra due anni. «Ci hanno già  decurtato il 22 per cento del salario», denuncia. «Non hanno nemmeno atteso il varo delle misure. Questo significa che a dicembre percepivo 1030 euro. Nella busta di gennaio si sono ridotti a 804. Parliamo di lordi». Nel 2013 si rinnovano moltissimi accordi. Alla scadenza, il pacchetto della Troika prevede la scadenza annuale. «Di fatto», spiega con cinismo, «significa licenziamento. Perché l’accordo va raggiunto entro tre mesi. In caso contrario si procede d’ufficio: il datore di lavoro ha la libertà  di farti retrocedere al primo livello. Ricominci daccapo. Difficile poter accettare. E’ un chiaro ricatto e finisci strangolato. Meglio lasciare perdere e mettersi sul mercato. Se esiste un mercato». Anche in questo settore, che comprende le partecipate con capitale pubblico, ci sono 68 mila impiegati. E’ previsto un taglio, entro quest’anno, del 20 per cento.

IL GIOVANE “Noi generazione 400 euro così non si può vivere”    


Essere “bamboccioni” in Grecia è un lusso. Accade solo nelle famiglie benestanti, che alla fine un lavoro te lo trovano o te lo programmano. Per tutti gli altri giovani è una vera corsa ad ostacoli. Dovrebbero essere favoriti e stimolati. Nella realtà  sono i più penalizzati. Accade anche da noi. Ma qui, in Grecia, è peggio. «Al primo impiego – ci conferma Stathis – prendi 752 euro lordi. Devi lavorare dieci ore, anche se ufficialmente, a livello di contributi, sono 8 come da contratto. Sabato compreso». La beffa scatta se hai meno di 25 anni. «A tutto c’è un limite – si sfoga Stathis -. Il nuovo pacchetto di misure colpisce soprattutto gente come me. Prevede la riduzione del 32 per cento del salario. Capisce? 32 per cento. Significa 510 euro lordi, 410 netti». E’ l’inizio. «Non ci pago nemmeno l’affitto di una stanza. Qui costa 450 euro». Soluzioni? «Restare tappato in casa, risparmiare su tutto. Niente cellulare, niente tv via cavo, niente auto, niente cene con amici. A meno di rubare. Lo fanno in molti. Rischiamo di diventare un Paese dell’illegalità ».


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