Nel bidone del gas

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Per Corrado Passera, ministro e banchiere (come Jacques Necker del resto) la situazione sul fronte del gas comincia a diventare critica; e se una situazione diventa critica è il momento dei banchieri. Passera per disgrazia non se ne intende abbastanza di gas, ma certo avrà  modo di imparare: «Dalla Russia e dalla Francia sono diminuiti i flussi, ma la situazione è ben monitorata». Anche i bambini sanno che quando c’è freddo Putin fa chiudere i rubinetti del gas russo di Gazprom per aumentarne il prezzo. Se non lo fa lui direttamente, lo fanno ucraini e polacchi, mettendo un po’ in difficoltà  i paesi europei, in particolare Germania e Italia. Non sanno invece quei bambini di prima che la Francia non vende gas all’Italia. Il ministro potrebbe informarsi. 
Di opinione parecchio divergente è Paolo Scaroni, numero uno dell’Eni. «Siamo in emergenza», afferma Scaroni. «Abbiamo reagito aumentando le importazioni dall’Algeria e dal Nord Europa, attraverso la Svizzera. Quindi non abbiamo problemi fino a mercoledì». L’Eni di Scaroni controlla Snam Rete Gas, la rete di tubi che distribuisce il gas allo stoccaggio e al consumo, industriale e civile. Il governo in carica ha deciso di separare la rete del gas dall’Eni. Per ora vi sono solo congetture sulla soluzione che verrà  adottata. Si scommette sull’entrata come azionista principe della Cassa Depositi e Prestiti, proprio come nel caso di Terna, titolare della rete elettrica nazionale. Non c’è accordo, perché l’Eni e suoi concorrenti vorrebbero tenere i depositi di stoccaggio e cedere la rete allo stato o a chi per esso, complicando troppo però la materia della distribuzione gasiera. La situazione è pertanto tesa. Sta passando di mano un grosso potentato industriale. Anche in un febbraio primaverile sorgerebbero problemi. Il freddo e il maltempo rendono però tutto il quadro più critico. La domanda di gas per riscaldamento si è impennata e ha toccato i 440 milioni di metri cubi in un giorno. Se per un anno si consumasse gas con questi ritmi ne servirebbe il doppio. Nessun produttore di gas è così folle da sperare in una simile eventualità . Neppure Scaroni che sul gas – una volta rinunciato alla Rete Snam – punta ancora molto. In realtà  il consumo annuo è calante e si assesta intorno agli 80 miliardi di metri cubi (83,6 miliardi nel 2010) di cui un decimo è di produzione nazionale. Dei 75 miliardi di metri cubi che arrivano da fuori (2010) , 27 sono algerini, 9 libici, 3 norvegesi, 15 russi, 6 dal Qatar. Il resto dalla Nigeria, dalla Germania, dalla Croazia, dall’Egitto, da Abu Dhabi; ma non dalla Francia, almeno secondo l’Unione petrolifera.
L’aspetto relativamente nuovo e importante in questi giorni di maltempo è proprio il gas del Qatar: 6 miliardi di metri cubi nel 2010. Il gas affluisce con navi gasiere che lo portano liquefatto all’unico rigassificatore italiano in esercizio, quello al largo di Rovigo, gestito dalla Adriatic Lng. La produzione potenziale è di 8 miliardi di metri cubi, quella effettiva di 6. Il gas e il terminale sono per il 70,7% di Exxon Mobil, per il 22 della Qatar Terminal Company Limited e per il restante 7,2 di Edison, ormai appartenente a Edf Electricité de France (che sia questa la Francia di Necker?). Il terminale è una gigantesca isola artificiale, Porto Viro, con un serbatoio di cemento per ricevere il gas liquefatto e lavorarlo, immettendolo, una volta tornato gas gas, nella rete. 
Da qualche giorno nessuna nave attracca al terminale, temendo un disastro, per via del mare grosso. Il direttore centrale del centro sviluppo Edison Roberto Potì lo ha confermato in un convegno milanese: «Da sabato il rigassificatore aveva una funzionalità  al 50% a causa del maltempo che rallenta le operazioni». Detto con più disinvoltura: alcune navi già  arrivate, stanno alla larga dal cemento: Schettino docet. Quando il mare lo consentirà , scaricheranno. 
Si formano come al solito due schieramenti. Emma Marcegaglia, industriale e madre di famiglia, vorrebbe che tutti stessero al caldo e al tempo stesso i macchinari andassero a mille. La sua soluzione è quella di dare fondo alle scorte. Ma poi, in fondo, esistono le scorte? Tenere il gas fermo nel bidone è una spesa che se possibile si evita. Ogni controllo è ovviato dal famoso bugiardino, un certificato cui nessuno crede fino in fondo. Perciò siccome alcune tipologie d’imprese industriali hanno contratti che prevedono riduzioni nel caso di difficoltà  distributive, allora il governo potrebbe far scattare un apposito decreto, quello molto malvisto da Marcegaglia. Ma vedrete che non sarà  necessario. Vedrete che zio Putin ci metterà  una pezza; e se non sarà  lui, calerà  il vento e tornerà  a scorrere il buon gas del Qatar.


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