Se le banche lanciano i bond della morte

Loading

Nella frenetica ricerca di nuovi “prodotti finanziari”, con i quali continuare ad intossicare il mercato, la riverita Deutsche Bank ha superato ogni limite, facendo diventare la vita stessa delle persone oggetto di speculazione. Il caso si può così riassumere. Si individua negli Stati Uniti un gruppo di cinquecento persone tra i 72 e gli 85 anni, si raccolgono con il loro consenso le informazioni sulle condizioni di salute, e si propone di investire sulla durata delle loro vite. Più rapidi sono i decessi, maggiore è il guadagno dell’investitore, mentre il profitto della banca cresce con la sopravvivenza delle persone appartenenti al campione. Sono così nati quelli che qualcuno ha definito i “bond morte”.
Molte sono state le reazioni: la stessa Associazione delle banche tedesche ha detto che «il modello finanziario di questo fondo è contrario alla nostra morale e alla dignità  umana». Ma il fatto rimane, segno inquietante di che cosa stiano diventando i nostri tempi. La vita entra senza riserve a far parte del mercato, è puro oggetto di calcolo probabilistico, è consegnata a uno dei tanti algoritmi che ormai regolano la nostra esistenza. E tutto diventa ancor più inquietante se si guarda alla composizione del campione. Si scommette sugli anziani, un gruppo che già  conosce forme crescenti di discriminazione, con l’esclusione della gratuità  di taluni farmaci e con il divieto di accesso ad una serie di trattamenti sanitari. Non più produttiva, la vita degli anziani diventa “vita di scarto”, la loro dotazione di diritti si impoverisce, appare incompatibile con la logica dell’economia. Si scivola verso un “grado zero” dell’esistenza, con il trascorrere degli anni si entra in un’area nella quale si è sempre meno “persone”, disponibili come di uno dei tanti oggetti con i quali si costruiscono i prodotti finanziari. Tra il mondo delle persone e quello delle cose non vi sono più confini, si stabilisce un perverso continuum.
Non voglio evocare con colpevole superficialità  tragedie del passato. Ma la decisa reazione dell’Associazione delle banche tedesche non si comprende se si ignora che proprio lì, negli anni del nazismo, la formalizzazione giuridica delle “non persone”, gli ebrei in primo luogo, portò a considerare vita e corpi come oggetti disponibili per il potere politico e medico. Oggi il potere sommo della finanza pensa di avere titolo per impadronirsene, in un modo immediatamente meno distruttivo, ma che porta con sé l’insidia della vita come merce.
Non a caso i banchieri tedeschi evocano la dignità , la barriera che si volle levare contro la perversione giuridica del nazismo, scrivendo in apertura della costituzione tedesca che “la dignità  umana è inviolabile”. È ragionevole ritenere, allora, che i giudici tedeschi sapranno intervenire in maniera adeguata se quel prodotto finanziario continuerà  a circolare. La questione è della massima rilevanza, perché tocca il tema attualissimo del rapporto tra libertà  economica e diritti fondamentali. Nel 2004, la Corte di giustizia europea pronunciò una importante sentenza, indicando proprio nel rispetto della dignità  umana un limite insuperabile nell’esercizio dell’iniziativa economia privata. Sentenza giustamente citata, ma che non può far dimenticare che la Costituzione italiana quel limite lo ha già  esplicitamente segnato. 
Nell’articolo 41, infatti, si afferma che l’iniziativa privata è libera, ma non può svolgersi “in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà , alla dignità  umana”. Questa non è la rivendicazione di una primogenitura, dell’abituale lungimiranza dei nostri colti costituenti. È la sottolineatura di un rischio che stiamo correndo, visto che decreti di ieri e di oggi si aprono proprio con forzature interpretative che vogliono imporre letture dell’articolo 41 tutte centrate sulla preminenza della libertà  economica. Queste letture riduzioniste e “revisioniste” sono costituzionalmente inammissibili, e sarebbe bene che ne avessero memoria tutti coloro i quali invocano un ritorno della politica, che non è possibile se vengono recise le radici dell’ordinamento repubblicano.
La dignità  umana non è violata solo in casi limite come quello dei “bond morte”. È violata quando si capovolge il rapporto tra principio di dignità  e iniziativa economica, attribuendo a quest’ultima un valore prevalente, come si cerca di fare oggi in Italia. L’esistenza “libera e dignitosa”, di cui parla l’articolo 36 della Costituzione, viene negata quando una considerazione tutta efficientistica del lavoro affida la vita delle persone al potere dell’economia, consegnandola alla logica della merce. Indigniamoci per le cose tedesche, ma diamo uno sguardo anche in casa nostra.


Related Articles

E’ legge il decreto «salva-ArcelorMittal» del Conte 1

Loading

Taranto. Pubblicato il «decreto imprese» in Gazzetta. Critici ambientalisti e sindacati di base. Fiom: grave prorogare la Cig per 13 settimane

Tassi record. E Fitch: siete in recessione

Loading

La Bce verso un taglio del costo del denaro. Fondo salva Stati più leggero per le banche

Wall Street, 6 anni di rialzo ma senza l’aiuto della Fed il futuro sarà più incerto

Loading

Da marzo 2009 l’indice S&P 500 è cresciuto del 214% contro ogni previsione Finora le azioni hanno predetto correttamente la crescita economica Usa

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment