Un po’ di Ici santa si pagherà 

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Una cartella fiscale, la prima della storia. È un regalo di compleanno niente male, quello che il governo starebbe preparando al Vaticano, e che viene consegnato proprio nell’anniversario dei Patti lateranensi. Arriva da Strasburgo, mittente nientemeno che Mario Monti. Ma è un atto dovuto. Il premier italiano ieri era all’europarlamento. E non si è potuto esimere dal dare rassicurazioni che almeno un po’ degli aumenti di imposte riservati fin qui per lo più ai lavoratori colpiranno anche gli immobili esentasse della Chiesa, sulle cui esenzioni l’Italia è sorvegliata speciale. L’annuncio viene dal sito di palazzo Chigi, è solo «un’intenzione», ma pubblicata così diventa un impegno formale. Tanto chiedeva la commissione Ue. 
«In merito all’esenzione dall’imposta comunale sugli immobili riservata a tutti gli enti non commerciali», si legge, «il presidente del Consiglio e ministro dell’economia e delle finanze Mario Monti ha comunicato al vicepresidente della Commissione europea, Joaquin Almunia, la sua intenzione di presentare al Parlamento un emendamento che chiarisca ulteriormente e in modo definitivo la questione». L’esenzione resta «agli immobili nei quali si svolge in modo esclusivo un’attività  non commerciale». Verranno invece abrogate le norme «che prevedono l’esenzione per immobili dove l’attività  non commerciale non sia esclusiva, ma solo prevalente», per i quali l’esenzione sarà  «limitata alla sola frazione di unità  nella quale si svolga l’attività  di natura non commerciale». Sarà  introdotto un meccanismo per « l’individuazione del rapporto proporzionale tra attività  commerciali e non commerciali esercitate all’interno di uno stesso immobile». Monti, si legge ancora, auspica che così la Commissione europea chiuda la procedura aperta contro l’Italia nel 2010. Dal canto suo la Commissione Ue lascia filtrare di «accogliere con favore» le mosse del governo italiano e di giudicarle «buon progresso». Quanto alla chiusura del contenzioso contro l’Italia, però, se ne parlerà  «una volta che l’emendamento sarà  adottato da parte del parlamento», ha precisato un portavoce. A Strasburgo non sfugge che l’Italia è quel paese che sta tutto intorno al Vaticano. E anche far approvare dal parlamento una norma così non è proprio una passeggiata. 
Intanto Monti però fa la sua bella figura, che da OltreTevere dovrà  essergli perdonata: lo obbliga la Ue. Nell’ottobre 2010 l’antitrust europeo ha aperto una procedura di inchiesta sull’esenzione Ici (allora si chiamava così) e sullo sconto dell’Ires, mettendo sotto osservazione l’articolo 149 del Testo unico delle imposte sui redditi, che prevede un trattamento fiscale favorevole per gli enti ecclesiastici e le associazioni sportive dilettantistiche. Nel concedere le esenzioni lo stato è stato di manica larga, secondo la commissione, e da qui potrebbe nascere un vantaggio alle attività  commerciali dei beneficiari. 
Le porpore incassano con prudenza, per ora. «Attendiamo di conoscere l’esatta formulazione del testo», dice monsignor Domenico Pompili, portavoce Cei. Che anche ricorda che il cardinal Angelo Bagnasco ha dichiarato già  che «ogni chiarimento alle formule vigenti sarà  accolto con la massima attenzione e senso di responsabilità ». «Ci auguriamo che sia riconosciuto e tenuto nel debito conto il valore sociale del vasto mondo del no profit», conclude Pompili. Magari con qualche rassicurazione sull’8 per mille la pillola amara può andare giù. Benché il tema delle tasse non sia concordatario, c’è proprio l’occasione giusta per un primo chiarimento. Oggi all’ambasciata d’Italia presso la S.Sede, dove si celebra l’anniversario dei Patti Lateranensi del 1929. Ci sarà  il governo italiano schierato al completo, in testa Monti. E quello vaticano: il segretario di Stato cardinal Bertone, Bagnasco, il cardinal Attilio Nicora della commissione paritetica italo-vaticana per l’applicazione del Concordato, monsignor Dominique Mamberti, ministro degli Esteri. Con tanto di sit in radicale fuori, convocato dal segretario Mario Staderini che proprio ieri aveva scritto a Monti per rivedere l’8 per mille.


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