Altro che harakiri è ora di scegliere

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Per capire meglio la portata e la precisione dell’ipotetico harakiri si può aggiungere almeno una delle considerazioni del vicedirettore dello stesso quotidiano, Alberto Orioli, che scriveva come fosse opportuno «impostare politiche energetiche per ridurre la dipendenza dal petrolio». Tutti gli altri, nel giornale di Orioli, sanno benissimo che gas e petrolio coprono da anni domande in larga misura diverse e alternative. Il gas serve per l’elettricità  e gli usi civili mentre il petrolio per i trasporti. Non c’è sovrapposizione possibile. 
Nel caso di Brindisi non si tratta di petrolio, ma di gas. Gli impieghi di gas dall’inizio del secolo si collocano in Italia tra 80 e 90 miliardi di metri cubi. La produzione nazionale si è assestata su un decimo del totale e l’impianto di Bg avrebbe a sua volta coperto circa un decimo della domanda complessiva. Da qualche tempo le imprese internazionali si sono offerte di coprire le necessità  gasiere italiane; e lo hanno fatto con una generosità  perfino eccessiva. Si sono contate proposte relative a 13 diversi rigassificatori, lungo ogni costa, per bella che fosse. Per fortuna, di questi 13 solo uno è entrato in opera effettivamente: quello offshore di Edison, situato al largo di Porto Viro (Rovigo) per il gas del Qatar; altri si sono scontrati con il diverso parere delle popolazioni, i veti delle autorità  locali, le inchieste della magistratura. In caso contrario, l’Italia sarebbe stata sommersa da un eccesso di gas, proveniente dalle più diverse fonti ma tutto da indirizzare in una specie di imbuto: la rete di gasdotti dell’Eni-Snam. Negli anni Settanta l’Italia fu sommersa da un analogo eccesso di etilene, altrettanto generoso, ma tale da mandare a fondo la petrolchimica nazionale. 
Più in generale occorre davvero che il nostro Paese faccia una scelta. Energie rinnovabili o energie fossili tradizionali. Lo sforzo per le rinnovabili, fotovoltaico in particolare è davvero quello che caratterizza la fase industriale dell’Italia. Nel fotovoltaico siamo stati nel 2011 il primo paese del mondo, davanti a Cina e Germania. Proprio la Puglia ha guidato il cambiamento. Ogni scelta diversa, ogni ritorno al fossile è un errore e una perdita di tempo. Questo almeno ci ha insegnato Hermann Scheer. 
Sul ritiro Bg di questi giorni va notata una dichiarazione di Nichi Vendola, assai più pertinente degli abituali ritornelli di governo. «La vicenda più che riguardare il grande tema della modernizzazione della macchina burocratica del paese, che è cosa ben più seria, mi sembra riguardi invece una iniziativa che è apparsa sin da subito ai brindisini e ai pugliesi, un’iniziativa avventurosa e molto poco attenta al sistema delle regole e dei diritti ambientali».
Ma non si tratta solo di un intervento pericoloso in prossimità  del porto e tale da rendere rischioso il movimento turistico dei traghetti per molti giorni al mese, in presenza delle navi cariche e del successivo trattamento del gas. C’è anche l’inquinamento, tanto quello chimico che quello politico morale e sociale. C’è in città  la convinzione che Bg sia stata appoggiata da un accordo non reso pubblico tra Tony Blair e Silvio Berlusconi; inoltre l’allora sindaco di Brindisi e l’amministratore delegato pro tempore di Bg Italia sono finiti sotto processo. Questo dovrebbe concludersi a giorni e si può scommettere che Bg si sia mossa per forzare la mano, oppure per evitare la condanna.


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