Pirati all’arrembaggio
L’8,9 che ebbero a Berlino nel settembre scorso poteva sembrare la bizzarria di una metropoli aperta a spericolate sperimentazioni. La conferma in provincia costringerà gli altri partiti a prendere sul serio i nuovi arrivati.
In Germania sono apparsi sulla scena nel 2009, prendendo alle politiche il 2%. Il nome è un’ironica autorivendicazione della «pirateria informatica», perché i pirati detestano le barriere a difesa della proprietà privata nel web. Inizialmente concentrati sulla lotta contro censure e controlli sulla rete, si sono sviluppati in un partito radicaldemocratico.
L’impulso liberale nella difesa dei diritti civili si accompagna a un forte solidarismo. I pirati sono per il «reddito sociale» garantito a tutti, e una legge sui minimi salariali per contrastare la miseria del precariato. Ritengono che «l’intelligenza collettiva» della rete sopravanzi assai i saperi dei politici di professione e delle burocrazie. Propugnano una democrazia diretta intessuta di consultazioni in rete. In Italia diremmo che sono «contro il Palazzo».
Al di là dell’arrembaggio piratesco, dal test della Saar, piccola regione con solo 800mila elettori, vengono lezioni interessanti, anche per la nostra penisola. La Saar, regione angustiata da un pesante debito pubblico e sull’orlo della bancarotta, assomiglia per certi versi all’Italia nell’era emergenziale del governo Monti.
A Saarbrà¼cken la campagna elettorale è stata dominata da un solo tema: la lotta contro i debiti, Schulden, che in tedesco significa anche «colpe». Se il debito è una colpa, l’unica redenzione sta nel restituirlo. Sotto questo imperativo, presentato come ineludibile, cessa la politica come arte del possibile, come scelta tra alternative. Agli elettori si presentava un’unica opzione: una coalizione tra democristiani e socialdemocratici.
Grandi coalizioni non sono insolite in Germania. Merkel ha già governato coi socialdemocratici tra il 2005 e il settembre 2009. Ma questo esito era stato sempre finora presentato come un ripiego, quando né Cdu né Spd riuscivano a mettere insieme una maggioranza nel loro «campo» politico. Mai i due maggiori concorrenti avevano preannunciato la coabitazione già in campagna elettorale, come è accaduto nella Saar. E come forse potrebbe accadere nel 2013 in Italia, se nel Pd prevarranno i montisti.
Sul terreno della «colpevolizzazione» del debito pubblico la Cdu è favorita. Così a Saarbrà¼cken sarà la democristiana Annegret Kramp-Karrenbauer a guidare la grande coalizione, col 35,2% (+ 0,7), del resto più simpatica e innovativa del capolista socialdemocratico Heiko Maas che, nonostante i suoi 45 anni, è da una vita in politica. Ha cominciato come presidente regionale degli Jusos, quando Lafontaine era ministro-presidente socialdemocratico.
Maas ha avuto il 30,6 per cento, 6 punti in più rispetto al disastroso risultato regionale del 2009, quando la Spd venne aspramente punita per la sua compromissione nel governo federale con la Cdu. E quando i socialisti della Linke, guidati dal saarlandese Oskar Lafontaine che tornava a giocare in casa, strapparono un irripetibile 21,3%.
La Linke, rispetto alla media dell’11,9% alle politiche del 2009, è in declino. I sondaggi su scala federale la quotano ora al 7%. Nella Saar è scesa di 5,1 punti al 16,1%, che comunque è un record per le regioni dell’ovest, riconducibile alla popolarità di Lafontaine.
Nonostante la flessione dei socialisti, la Spd con 17 seggi e la Linke con 9 avrebbero una maggioranza di 26 seggi nel Landtag di Saarbrà¼cken, che in tutto ne conta 51. Ma Maas oppone il suo non possumus, perché la Linke – unica tra i partiti tedeschi – continua a rifiutare in linea di principio la norma «frenadebiti», introdotta nel 2009 dalla grande coalizione Merkel-Steinmeier, che imporrà ai Là¤nder il pieno pareggio di bilancio nel 2020.
Ancora più ampie sarebbero altre combinazioni a sinistra della Cdu, se vi si coinvolgessero i quattro deputati dei pirati e i due ottenuti dai verdi, scesi al 5%, proprio sull’orlo della soglia di sbarramento.
La Spd preferisce una grande coalizione, che poi tanto grande non è. Siccome la partecipazione al voto è scesa al 61,6% (-6), rappresenterà poco più del 40% degli elettori.
Merkel avrebbe da preoccuparsi, perché la Fdp, sua alleata a Berlino, nella Saar si è ridotta all’1,2%. Ma finché la Spd sarà pronta a rimpiazzare i liberali, come alleato minore, la cancelliera non dovrà temere troppo le politiche del 2013.
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